Borgogna, 2000 anni di storia

Continua il nostro gemellaggio con i nostri amici svizzeri di nonsolodivino che, dal loro sito, ci propongono questo bellissimo articolo sulla storia della grande regione franceseGeograficamente il vigneto della Borgogna si estende per 250 chilometri tra Auxerre e Lione su una superficie di 45′000 ettari. occupando il 5% di quella a Denominazione d’Origine Controllata di tutta la Francia. È l’area europea più a nord in grado di produrre grandi vini rossi, per questo motivo si è scelto l’utilizzo del Pinot nero e dello Chardonnay, in grado di maturare prima dell’arrivo del freddo. Sfavorita dalle condizioni climatiche difficilmente i produttori riescono ed elaborare grandi vini ad ogni vendemmia, per questo motivo è storicamente ammessa la “chaptalisation” termine che indica l’autorizzazione ad aggiungere dello zucchero ai mosti che ne necessitano. Le zone di produzione si dividono in quattro regioni ben distinte: lo Yonne è la regione più a nord, situata al limite con la zona di coltura delle uve rosse. Questo favorisce la lavorazione delle uve Chardonnay che nello Chablis trovano condizioni ideali alla produzione di vini strutturati, minerali e longevi. La zona di maggiore prestigio risulta la Côte d’Or suddivisa tra la Côte de Nuits e la Côte de Beaune, qui si elaborano tra i più prestigiosi e longevi vini bianchi e rossi al mondo. Saône et Loire rappresenta la continuazione delle colline della Côte, è costituita da una vasta area divisa tra la Côte Chalonnaise ed il Mâconnais. I 6′700 ettari coltivati rendono il Mâconnais la regione viticola più grande, si estende per 35 chilometri tra Sennecey-le-Grand e Saint-Vérand. L’85% della coltivazione viticola è rappresentato dallo Charodonnay, vitigno che da questa regione trae le proprie origini. Il Beaujolais è la regione più a sud e raggiunge le vicinanze della città di Lione, in genere questa zona non è compresa nella Borgogna classica. I vini sono prodotti da uve Gamay, spesso sono semplici e di breve consumo; alcuni villaggi con condizioni più favorevoli alla viticoltura sono autorizzati alla produzione del Beaujolais-Village vini di maggiore struttura e complessità.Il vigneto della Borgogna rappresenta oltre 2’000 anni di storia infatti la coltivazione della vite fu introdotta dai Romani nel periodo delle loro conquiste. Dalla metà del I secolo il vino rimpiazzò la birra fin qui usata dalle popolazioni celtiche che abitavano la zona. Tra il 500 ed il 1400 vi fu l’impulso delle comunità religiose che godendo di una certa protezione durante un lungo periodo di guerre, svilupparono le loro conoscenze sulla viticoltura e sulla vinificazione per poi trasmetterle alle generazioni successive. I monaci vignaioli provenienti dalle abbazie di Citeaux, Cluny, Bèze e molte altre fondarono tra il 600 ed il 1100 i mitici “grands crus” Clos de Bèze, Clos de Vougeot e Clos de Tart,… ed impiantarono vigneti nelle zone più adatte alla coltivazione della vigna. Si dice che assaggiassero la terra dei vari terreni per intuirne le potenzialità. Introdussero il termine “cru” utilizzato per definire i migliori appezzamenti e ne tracciarono i confini con dei muri, perimetri che sono rimasti gli stessi fino ad oggi. In questo periodo si affermò l’identità del territorio, i vari vigneti furono classificati in modo naturale in funzione della qualità dei terreni e gran parte delle denominazioni attuali erano già conosciute. La protezione del Ducato di Borgogna permise ai vini di Beaume, com’erano conosciuti all’epoca, un importante sviluppo commerciale divenendo fonte di prosperità e di sostegno. Il miglioramento delle vie di comunicazione favorì sensibilmente gli scambi commerciali con Parigi e con i grandi centri dell’Europa del nord, permettendo lo sviluppo di aziende commerciali (maisons de négoce), queste acquistavano le uve o i vini prodotti per poi commercializzarli. Dopo la rivoluzione francese alla fine del XVIII secolo le terre della nobiltà e della chiesa furono confiscate, divise in piccoli lotti e distribuite tra i contadini. Qui non si trovano grandi châteaux come nel bordolese, ma vigneti (climats) suddivisi in piccole parcelle di proprietà diverse, ad esempio i 50 ettari del prestigioso Clos de Vougeot sono suddivisi tra circa ottanta proprietari. Tra il 1870 ed il 1880 l’intero vigneto fu distrutto, come avvenne nelle principali regioni viticole, dalla filossera, un parassita che attacca i ceppi di vite. I nuovi reimpianti furono fatti esclusivamente nelle zone vocate favorendo così una viticoltura di maggior qualità.
Le superfici a vigneto:
Chablis: 4′500 ha
Grand Auxerrois: 1′500 ha
Côtes de Nuits: 3′600 ha
Côte de Beaune: 5′900 ha
Côte Chalonnaise: 4′200 ha
Mâconnais: 6′700 ha

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La cultura viticola ha un’importanza fondamentale nella tradizione popolare “bourguignon” oramai da molti secoli. Tradizioni ben percepibili in ogni luogo, che unite al fascino dei vini riescono a trasmetterci grandi emozioni e passioni.

È in Borgogna che si è diffusa e affermata la filosofia del “terroir”.
Il termine, non traducibile in alcuna altra lingua, racchiude tutti i fattori, geologici, microclimatici ed umani, che rendono questi vini, assolutamente unici. Una tradizione secolare, sviluppata dai monaci benedettini che occupavano le abbazie della zona, ha portato alla costituzione di un gran numero di “crus”, vigneti in grado di caratterizzare in modo netto i vini originati. Si dice “che i monaci assaggiassero la terra dei vigneti per comprenderne il reale valore, …”

Questo è lo spirito che lega una vasta schiera di vignerons, che seguono le teorie valorizzate e diffuse nel secolo scorso da Henri Jayer, lo scopo è quello di operare nel pieno rispetto dei suoli e dell’ambiente circostante offrendo frutti di grande qualità, in grado di conferire al vino le peculiarità delle singole parcelle.

Anonimo ha detto...

e qualcuno ha anche il coraggio di dire che l'Europa non ha radici cristiane! Senza la Chiesa saremmo ancora all'età della pietra e berremmo Tavernello! Buone bevute a tutti...