I Colli bolognesi contro il Gambero Rosso. Lettera aperta di Francesco Lambertini a Daniele Cernilli


Su Il Resto del Carlino è stata pubblicata una lettera aperta di Francesco Lambertini,  proprietario di Tenuta Bonzara, a Daniele Cernilli, direttore del Gambero Rosso. Una lettera polemica perchè Lambertini vuole capire cosa non va ai vini dei Colli bolognesi che sono, a suo parere, bistrattati dalla Guida del Gambero. Leggiamo.

Gentile Direttore,
chi scrive è un sopravvissuto. Un sopravvissuto (nella Guida ai Vini d’Italia) al terremoto che da un paio d’anni ha colpito l’Emilia Romagna con epicentro sui Colli Bolognesi. L’evento naturale, assolutamente non prevedibile fino a due anni fa, ha un nome, come si addice al più classico dei tifoni. Si chiama Giorgio. Ma, in questo caso, ha anche un cognome, Melandri. Dicevo, sono un sopravissuto perché la Tenuta Bonzara è una delle tre aziende ad aver mantenuto la scheda grande. La zona dei Colli Bolognesi che, sino a due anni fa contava 16 aziende in Guida (10 schede grandi e 6 piccole), l’anno scorso ne aveva 5 (4 grandi e 1 piccola) e quest’anno 6 (3 grandi e 3 piccole) e nessun vino in finale (come l’anno scorso peraltro), ma quello che sorprende è che i giudizi del “nostro” sono in netta controtendenza con la storia di questa zona e con le valutazioni delle altre Guide che non registrano un crollo di qualità nei vini bolognesi. Gambero (e Melandri) quindi sempre più voci isolate nel panorama delle Guide. Possibile che si sbaglino tutti gli altri? 

Invito alla lettura di ciò che è stato scritto nelle pagine di presentazione della Guida 2010 e 2011 a proposito dei Colli Bolognesi. Guida 2010: I Colli Bolognesi sono sempre più in difficoltà e i vini di questo territorio sempre più deludenti e omologati. E’ un declino che dura oramai da qualche anno . ma che con questa edizione della Guida diventa ingombrante e vistoso relegando la zona in fondo alla classifica dei territori regionali.
Guida 2011: Nei colli bolognesi (non meritiamo nemmeno più la maiuscola, nota mia) la comunità di produttori fatica a trovare la cifra del territorio, stretta tra progetti legati ai vitigni internazionali sempre meno convincenti e l’incapacità di ragionare sul vino in termini di linguaggio. Il risultato sono in generale vini formali e poco originali, concepiti su un’idea di qualità che non fa i conti con il terroir.
Solo una chiosa. Nella mia vita un po’ ho studiato, ma forse non a sufficienza per comprendere termini come “cifra del territorio” e “ragionare sul vino in termini di linguaggio”. Mi pare che queste espressioni, ermetiche e un po’ snob, contribuiscano ad allontanare il lettore che avrebbe bisogno di linguaggi chiari per ricevere un orientamento, che è la vera funzione di una Guida. Osservo solo che Melandri ha un’idea del vino tutta personale che a mio avviso si sta sempre più allontanando da quella di chi il vino lo acquista.  Ciò detto, da sopravvissuto, dovrei accontentarmi che a me sia andata meglio che a tanti altri, ma non è questo il punto. 

La verità è che non si può liquidare in questo modo una intera zona ed il lavoro appassionato di tante persone e di tante famiglie che sta dietro ad ogni bottiglia di vino di qualità, anche dei Colli Bolognesi. Si può certo discutere se di anno in anno i vini siano più o meno riusciti, ma non si possono tranciare giudizi sommari in questo modo.
I Colli Bolognesi non lo meritano e i risultati conseguiti in passato, anche sul Gambero, e l’anno scorso e quest’anno su tutte le altre guide sono lì a testimoniarlo. 

Data la situazione, vorrei dare una mano a Giorgio sollevandolo dal “pietoso ufficio” dell’assaggio dei nostri vini.
Mi fermo ai box per un po’ di tempo non spedendo più i campioni per la Guida. Rientrerò in pista quando sarà cambiato il direttore d’orchestra. Tengo a precisare che questa lettera esprime unicamente il mio pensiero anche se posso assicurare che un certo malumore, determinato dallo sconcerto, è diffuso in tutta la Regione e non solo sui Colli Bolognesi Per la stima che ho nei Suoi confronti, non credo Direttore che la mia “carriera” al Gambero si concluderà con questa lettera ma, se anche così fosse, per dirla con Totò, “ogni limite ha una pazienza”. Spero invece che questo serva a porre una serena riflessione su dove vogliono andare le Guide e in particolare quella del Gambero Rosso.
I saluti più cordiali.

Francesco  Lambertini.

Giudicati e giudicanti, quando ii voti sono di manica larga allora è un matrimonio d'amore ma se le cose cambiano e i giudizi diventano più severi? Tutti si offendono e si parla di complotto. Mah!


2 commenti:

Davide Bonucci ha detto...

E' già il terzo produttore in pochi giorni che dichiara, in pubblico o in privato, che dal prossimo anno non darà i campioni al Gambero Rosso. Credo che i produttori che riescono a vendere tutto il prodotto dovrebbero fare a meno delle guide, potendo... Per gli altri, si ragiona di opportunità commerciale ad inviare i campioni o meno. Nel dubbio, la mia simpatia va sempre al produttore che rischia del suo e non chiede niente a nessuno. Ricordiamoci sempre, le case editrici che pubblicano le guide sono tutte aziende private, non istituzioni pubbliche. Se ne può fare a meno in qualunque momento e in qualunque momento gli si può negare l'invio dei campioni o l'accesso nella propria azienda... Giusto così. Se proprio vogliono continuare a giudicare vini senza campioni, possono sempre andare in enoteca e comprarli, quindi rendere quei campioni anonimi... Ma pare che la completezza dei giudizi non interessi i giornalisti, chi non collabora è fuori dal catalogo...
Devo capire in questo contesto quale sia il servizio per il consumatore, dove stia la completezza di informazione e il giornalismo serio. Se i produttori da giudicare sono 20, esempio, e i campioni sono 12, che senso ha una classifica dei primi 10 o anche solo dei primi 5? In quel caso, a mio modo di vedere, una classifica siffatta è derubricata a catalogo; e un elenco di merito è esercizio parziale e anche un po' capzioso

Davide Bonucci ha detto...

Chiaramente, mentre facevo quel ragionamento, pensavo a Chianti Classico e Montalcino, zone che conosco meglio come dinamiche, vini e produttori. E dove vedo spesso assenze eccellenti ingiustificali ma anche una sostanziale assenza di scouting, molto penalizzante per un giodizio serio, obbiettivo, completo, di servizio vero per consumatori ed appassionati.