Wine Blogger professionisti, giornalisti o dilettanti allo sbaraglio?


Tanto tempo fa c'era la sola distinzione tra giornalista enogastronomico e wine/food blogger dove i primi guardavano in cagnesco i secondi rei di volersi occupare di argomenti per i quali, fino ad allora, si doveva avere il tesserino bene in vista. Tra un "lei non sa chi sono io" e un "giornalista prezzolato" siamo andati avanti un bel pò e ancora oggi, se guardiamo al Vinitaly, la vita del wine blogger è ancora dura e ostacolata da quel "registrazione del sito in qualità di testata giornalistica" che rappresenta per molti una vera e propria barriera all'entrata (free) alla manifestazione. A Verona vige ancora il detto "Noi siamo noi e voi non siete un cazzo". Perfetto.


Se certi distinguo me li aspetto da precise categorie professionali, un pò perplesso mi lasciano certi commenti in giro per la Rete dove il "povero" wine blogger "hobbista" viene visto come una specie di untore del 2000 che infetta il web con contenuti di qualità non rilevante. 
Insomma, se prima l'appassionato di vino doveva rifugiarsi in internet per poter condividere la sua passione in maniera carbonara, ora lo stesso vede invadere il suo campo di battaglia dagli stessi giornalisti enogastronomici (non tutti per fortuna) che, fiutato l'affare web 2.0, hanno piantato le loro radici in Rete e, come la gramigna, cercano con metodi competitivi di farti innalzare anche qua il loro status facendoti passare per un dopolavorista da quattro soldi.
E' vero, a volte bisogna prendere certe considerazioni con le pinze ma la reputazione, ance on line, alla fine vince sempre e chi scrive stupidaggini non ha vità lunga da quelle parti.

In un'epoca in cui il nostro Governo sta combattendo contro le corporazioni, ecco che una nuova categoria professionale sta nascendo: il Wine Blogger Professional
Fortuna che in internet esistono degli esempi positivi, altrimenti la preoccupazione di iscrivermi al S.W.B.H. (Sindacato Wine Blogger per Hobby) era davvero forte.



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