L'Antico Borgo dei Cavalli di Sergio e Silvia Barbaglia

Ogni promessa è un debito e così, dopo che con suo marito era stata a Roma per la splendida verticale di Boca, siamo andati noi a trovare Silvia Barbaglia e tutta la sua famiglia che, ultimamente, si è ingrandita con la nascita di Margherita.
Cavallirio, piccola frazione vicino a Borgomanero, è un posto dove il tempo scorre lentamente e la vita sembra prendere ritmi decisamente diversi da quelli imposti dalla mia Roma. Mentre aspettiamo Silvia, il silenzio dell'Antico Borgo dei Cavalli è rotto solo dal raglio dei due asini che gironzolano vicino a noi e ci guardano come se fossimo due alieni.
Leggiamo, gironzolando nella sala degustazione, che l'azienda è stata fondata nel 1946, poco dopo la fine della guerra, da Mario Barbaglia che, prima con la bicicletta e poi grazie ai primi camion, ha fatto conoscere i suoi vini in tutto il territorio circostante in anni in cui valorizzare i vini dell'Alto Piemonte, poco conosciuti anche oggi, era un compito da veri "visionari". Mario, Sergio ed infine Silvia, tre generazioni dove il filo conduttore è stato, e sarà, preservare il territorio e le sue tradizioni vinicole che non possono fare a meni di vitigni unici e preziosi come l'erbaluce (greco novarese), la vespolina, la croatina, l'uva rara e, ovviamente, il nebbiolo. 


Silvia sembra leggermi nel pensiero e di colpo mi fa:"Dai Andrea, andiamo a vedere al volo i vigneti prima che Margherita reclami la prossima poppata!". 
Passando tra aspre stradine che si fanno largo tra boschi che negli anni hanno "divorato" vecchi vigneti ormai abbandonati, arriviamo quasi magicamente all'interno di un piccolo spiazzo da dove si apre, quasi come un anfiteatro, il principale vigneto della famiglia Barbaglia (sono quasi quattro gli ettari gestiti) dove nebbiolo, vespolina, uva rara ed erbaluce poggiano le loro radici su quella terra ricca di porfido che, studi recenti, fanno derivare all'attività del supervulcano della Valsesia (290 milioni di anni fa) la cui caldera, sottolinea Silvia, si trova proprio sotto i nostri piedi. Vigne vecchie, giovani piante e, al centro, custode di questo enomondo, una vecchia casa colonica che la nostra giovane amica vignaiola sogna di ristrutturare per viverci con tutta la sua famiglia. 




Respiro l'aria pura di questi luoghi mentre torniamo verso la cantina passando, tra l'altro, accanto al Santuario del SS. Crocifisso di Boca. Silvia, nel mentre, ci confessa che non vuole fermarsi qui e sta già trattando l'acquisto di altri appezzamenti di terreno.
In cantina, dove ci aspetta Sergio Barbaglia, facciamo un rapido giro iniziando dalla sala di fermentazione, dove troviamo solo vasche in acciaio inox, per poi passare per quella di affinamento, dominata da legni di varia grandezza e tipologia, e terminare nella buia saletta dove riposa il metodo classico dei Barbaglia sia a base di Erbaluce, sia a base di Uva Rara. Chicche che, mi promettono, degusterò tra qualche minuto...





Nella piccola ma accogliente sala di degustazione arriviamo dopo aver fatto una rampa di scala. Ci ritroviamo tutti attorno ad un tavolo imbandito dove nei calici già ci stanno versano il primo metodo classico prodotto dall'azienda ovvero il Curticella Caballi Regis Brut. Spumante 100% erbaluce che affina sui lieviti per circa 66 mesi, si apre aromaticamente su sensazioni di agrumi, frutta secca e fieno mentre al sorso è vibrante, sapido e decisamente lungo.


Il Curticella "Dosaggio Zero" è stata un vera sfida lanciata da Silvia visto che, inizialmente, sua papà non era troppo convinto sulle potenzialità di un metodo classico totalmente secco. Erbaluce in purezza che affina 60 mesi sui lieviti, ha un carattere più nervoso e determinato del precedente per via della sua austerità e di una maggiore sensazione minerale che esalta le durezze del vino rendendolo di beva quasi compulsiva. Da riprovare tra qualche anno per verificare la sua evoluzione.


Il Lucino 2013, l'Erbaluce fermo di casa Barbaglia, profuma di agrumi, mela ed erbe aromatiche. Succoso e fruttato in bocca ha un finale decisamente sapido e ricco. Vino dalla grande territorialità che conferma, se ce ne era bisogno, la maestria di Sergio e Silvia nella vinificazione di questo altro storico vitigno piemontese.


Il Colline Novaresi Croatina Clea 2011, croatina in purezza, si caratterizza per i suoi ricordi di amarena, mora, tabacco, spezie e tocchi di viola. Al gusto conferma struttura, equilibrio e grande generosità sopratutto grazie ad un finale dove persistono sensazioni fruttate martellate da rintocchi di mineralità ferrosa. Una versione molto convincente di un'uva che spesso viene sottovalutata. Affinamento di botti da 500  litri per un anno.


Il Colline Novaresi Vespolina"Ledi" 2011 è molto diretta con le sue "classiche" note di frutta rossa matura, viola e spezie.  Sorso succoso, profondo, nitido e appagante. Finale decisamente speziato. Una Vespolina molto tipica che rappresenta un buon punto di riferimento per chi intendo approcciarsi a questa tipologia di vino.


Boca 2011: Silvia, in anteprima, mi ha voluto far degustare il suo grande rosso del quale sono già invaghito dopo aver saggiato le sue peculiarità olfattive che rimandano alla viola, alla rosa, alle erbe aromatiche e al minerale. Sapore pieno e già gustoso, ha una trama tannica ancora da smussare ed una lunga persistenza sapida. Bisogna aspettarlo per capire quando grande diventerà. Certo che dopo lo splendido 2010 è davvero dura per tutti...


Terminiamo con due ottimi vini dolci. Il primo, chiamato Gocce di Luce (100% erbaluce) è morbido e setoso e, bevendolo, ha il carattere deciso ma equilibrato che ritrovo in tutta la famiglia Barbaglia. Lunghissimo il finale di frutta matura. 


Il Passiolo è ottenuto dall'appassimento delle uve nebbiolo a cui segue una vinificazione e un invecchiamento in legno per circa 3 anni. Ricco, suadente, è un vino dolce "non dolce" come amo chiamarlo e il suo abbinamento ideale è col cioccolato fondente all'80%. Ah, se ci ripenso ora....


Si è fatto tardi, come al solito, Giacomo Colombera mi sta aspettando da un po' e io non so come giustificare il ritardo. E' colpa del vino che mi ha tenuto prigioniero può andare come scusa? 

Vabbè, intanto saluto Silvia e tutta la sua splendida famiglia e mi avvio verso Cascina Cottignano. Il mio #AltoPiemonteWineTour continua...pazienza di Giacomo permettendo.....

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