Il Top delle guide dei vini 2011


Interessante articolo apparso su Civiltà del Bere che fa un sunto dei vari premii che le Guide del Vino hanno attribuito nel 2011. Leggiamo insieme.

L’ingresso di una nuova Guida, Slow Wine, attenta a territorio e ambiente, non cambia il panorama dei vini-top. Si confermano eccezionali Sassicaia e Riserva del Fondatore Giulio Ferrari. Al vertice anche Radici Taurasi Riserva e Barolo Le Rocche del Falletto
4 vini hanno ottenuto la citazione d’eccellenza su tutte le 6 Guide:
  • Campania: Mastroberardino Radici, Taurasi Riserva Docg 2004
  • Piemonte: Giacosa Bruno Le Rocche del Falletto, Barolo Riserva Docg 2004
  • Toscana: Tenuta San Guido Sassicaia, Bolgheri Sassicaia Doc 2007
  • Trentino-Alto Adige: Ferrari-Fratelli Lunelli Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, Brut Trentodoc 2001
13 vini hanno ottenuto la citazione d’eccellenza su 5 delle 6 Guide
  • Abruzzo: Cataldi Madonna Luigi Tonì, Montepulciano d’Abruzzo Doc 2007
  • Basilicata: Fucci Elena Titolo, Aglianico del Vulture Doc 2008
  • Lombardia: Ca’ del Bosco Cuvée Annamaria Clementi, Franciacorta Docg 2003
  • Marche: Oasi degli Angeli Kurni, Igt Marche Rosso 2008
  • Piemonte: Conterno Giacomo Barolo Monfortino Riserva Docg 2002; Gaja Barbaresco Docg 2007; Sandrone Luciano Barolo Cannubi Boschis Docg 2006
  • Sardegna: Argiolas Turriga, Igt Isola dei Nuraghi 2006
  • Toscana: Isole e Olena Cepparello, Igt Toscana Rosso 2007; Petrolo Galatrona, Igt Toscana Rosso 2008; 
  • Trentino-Alto Adige: Cantina Caldaro Castel Giovanelli – Serenade, Goldmuskateller Alto Adige Passito Doc 2007; Foradori Granato, Igt Vigneti delle Dolomiti Rosso 2007
  • Veneto: Allegrini Amarone della Valpolicella Classico Doc 2006.


Nel placido mare delle Guide enologiche italiane irrompe un nuovo protagonista di non poco conto: Slow Food, che con la sua capillare rete di soci è stato capace, dopo la scissione dal Gambero Rosso con cui aveva firmato la Guida Vini d’Italia sino all’anno precedente, di realizzare e diffondere in pochi mesi una propria pubblicazione, complessa e basata sui principi storici del sodalizio di Bra, il cui slogan è “buono, pulito e giusto”. Ecco allora che ai vini-frutto, ai tre bicchieri, ai cinque grappoli… si affiancano i “Vini Slow”, bottiglie che oltre a una qualità eccellente hanno mostrato particolare attenzione a territorio, storia e ambiente. E le colonne del nostro Top delle Guide da cinque sono diventate sei.
 
Cominciamo col dire che, sebbene i criteri selettivi di Slow Food siano peculiari e abbiano individuato addirittura 243 etichette “esclusive” (quelli che noi definiamo cuori solitari, i vini eccellenti secondo una sola Guida), il nuovo vademecum enoico non ha creato notevoli sconquassi al vertice, e quindi i vini-top sono pressappoco quelli di sempre. 
Anche analizzando le etichette che hanno mancato l’en plein per un solo voto, non risulta che Slow Food abbia cambiato il panorama dei vini italiani più apprezzati. Si confermano al vertice la leggenda Sassicaia della Tenuta San Guido, annata 2007, e la Riserva del Fondatore Giulio Ferrari 2001 dell’omonima Casa spumantistica trentina; raggiungono l’ambito e raro plauso unanime anche la Riserva di Radici Taurasi Mastroberardino (2004) e il Barolo Riserva 2004 Le Rocche del Falletto firmato da Bruno Giacosa.
Anche per quest’edizione ci discostiamo dalle notizie date in anteprima da altre testate. Il sito di WineNews, ad esempio, comunicava che quest’anno un solo vino mette d’accordo tutte le Guide. È doveroso spiegare perché, dal nostro osservatorio, la situazione è un po’ diversa. Dipende tutto, onestamente, dai criteri di valutazione di Luca Maroni e dal peso che si vuole dare ai suoi punteggi. Il portale citato, probabilmente, ha utilizzato un primo elenco di Maroni, riguardante una selezione dei “migliori”, divulgato dalla LM edizioni a novembre. Però il critico romano sostiene che l’ottimo sia rappresentato dai vini-frutto, da lui inventati, che partono da 84/100. Sono moltissimi, 7.633, ed è per questo che, per rendere il giudizio “omogeneo”, cioè paragonabile a quello delle altre Guide, noi abbiamo ritenuto di includere nel Top delle Guide solo i Migliori vini pubblicati nell’Annuario di Luca Maroni che partono dai 90/100, e sono 465 (sono 390 i cinque grappoli, 402 i tre bicchieri, 415 i super tre stelle della Guida Veronelli ecc.). Inoltre, come spieghiamo a pag. 100, se un vino mette tutti d’accordo, tranne Maroni, ma è comunque un vino-frutto (da 84/100 in su), lo segnaliamo tra i top-wine.


Ecco quindi affiancarsi al Radici Riserva Mastroberardino (95/100) il Sassicaia, che ha collezionato tutti i giudizi di eccellenza dalle altre Guide e pure i 90/100 da Maroni. Infine, Le Rocche del Falletto di Bruno Giacosa e Giulio Ferrari Riserva, che sono vini-frutto anche se non entrano nel primo elenco diffuso dalla LM edizioni.
Solo quattro etichette, dunque, su 1.734 premiate dalle Guide hanno saputo accontentare tutti. Un gradino sotto, con il ragguardevole risultato di 5 eccellenze su sei Guide, ci sono 13 vini: il Montepulciano d’Abruzzo Tonì 2007 di Cataldi Madonna, l’Amarone 2006 di Allegrini, due Barolo, un Barbaresco, due SuperTuscan, un Franciacorta (la Cuvée Annamaria Clementi 2003 di Ca’ del Bosco), un Aglianico del Vulture, il marchigiano Kurni 2008, il Turriga 2006, il trentino Granato di Foradori e il passito altoatesino Serenade della Cantina Caldaro.
Per chi ama le statistiche, sommando i vini da 5 e quelli da 6 eccellenze scopriamo che rappresentano solo lo 0,98% dell’universo eccellente nel 2011; se vogliamo allargare l’osservazione sino a includere i vini che sono stati premiati da due Guide, essi sono il 22,09% del totale. Dunque il 77,91% delle etichette-top sono la scelta distintiva di una sola pubblicazione. 
Questo nostro censimento è tradizionalmente suddiviso in due capitoli: quello dei vini e quello delle aziende. La seconda parte consente di monitorare le scelte stilistiche, o strategiche se vogliamo, delle Guide, e di riflettere sulla produzione vinicola italiana in senso più ampio. Se le etichette-top sono quattro, le griffes che (anche per vini diversi) hanno messo tutti d’accordo sono nove: oltre ovviamente alle quattro che producono i vini citati sopra, si registra la presenza dell’abruzzese Masciarelli, della franciacortina Ca’ del Bosco, dei piemontesi Gaja e Sandrone, e della toscana Petrolo. Le cocche, le Cantine che presentano vertici di qualità solo per una Guida, sono 605 su 1.054 aziende, il 57,4%, un risultato ampio ma è evidente che sulla scelta dei produttori vinicoli da premiare c’è meno “dispersione” rispetto alle singole etichette.

 
Come sempre, il principe della soggettività è Luca Maroni: l’83,65% dei vini che hanno ottenuto un punteggio superiore ai 90/100 è sua esclusiva scelta non condivisa da nessun’altra Guida. Subito dopo, in questo senso, c’è la nuova Slow Wine, con il 60% circa di vini premiati solo da questa. In effetti, sono le due pubblicazioni che denunciano sin dalla prefazione un criterio di giudizio particolare: per Maroni l’indice del vino-frutto (con un suo assioma per cui un vino possa essere considerato tale) e per Slow Wine la pretesa di particolari attenzioni ambientali o etiche.
Come si sono comportate le Guide di fronte alle solite questioni regionali? Chi “vince” tra le due eterne contendenti (vedere tabella a pag. 114)? Il Piemonte. Con 354 vini eccellenti (il 20,4%) stacca la Toscana, che può vantarne 315 (il 18,16%). Una differenza di 39 può essere spiegata con il “peccato originale” di Slow Food, il cui cuore batte a Bra (Cuneo). Per la cronaca, l’anno scorso in testa c’era la Toscana con 25 vini di vantaggio, mentre il Piemonte aveva perso per strada 96 etichette-top. Insomma, quest’anno si è capovolta la situazione. Al terzo posto (131 vini, corrispondenti al 7,55% del totale) si conferma il Trentino-Alto Adige, regione piccola ma ad alta concentrazione qualitativa, grazie ai vignaioli del Sudtirolo, con i loro Pinot nero e Gewürztraminer, e ai sempre più amati e conosciuti Trentodoc. Al quarto il Veneto, 128 vini (7,38%). Fanalino di coda è il piccolo Molise, con 4 etichette eccellenti, una in meno di un anno fa.


Questo il quadro generale e se analizziamo le preferenze regionali Guida per Guida scopriamo che solo Luca Maroni mette la Toscana, anziché il Piemonte, al vertice ed è l’unico a dare particolare rilievo al Lazio (14 eccellenze). Inoltre, altra curiosità, mentre le pubblicazioni “spalmano” medaglie e premi tra tante regioni in maniera più o meno equilibrata, la Guida Veronelli è iperfocalizzata su Piemonte (135 vini eccellenti) e Toscana (121), cioè 256 su 415 vini premiati, forse per via del radicamento in queste regioni dei due curatori, Daniel Thomases e Gigi Brozzoni.
 
Nel nostro Top delle Guide, tra le varie informazioni pubblicate, non manca il numero di bottiglie prodotte di ciascun vino: non sono, a dire il vero, tutte “chicche introvabili”. Guardando il vertice (6 o 5 eccellenze) a parte tre (attorno alle 6.000 bottiglie) sono tutti vini oltre le 10.000 bottiglie e il Sassicaia 220.000. Quest’ultimo è decisamente una Blue Chip del vino, come abbiamo definito le etichette pluripremiate a grande diffusione. Ne abbiamo estratto una tabella (pag. 106), per rendere onore a chi riesce a coniugare quantità e qualità. Quest’anno il Marina Cvetic S. Martino Rosso (400.000) scalza dalla vetta il Tignanello (340.000). Terzo nella classifica delle Blue Chips è il Duca Sanfelice Cirò Riserva di Librandi (300.000).


Fonte: Civiltà del Bere

Il pane cunzato di Scopello. Abbasso i gastrofighetti!


Scopello è davvero magnifica, soprattutto a Gennaio quando non c’è la folla di Agosto che priva il pittoresco golfo di Castellammare di tutta la sua magia.
Scodello è un piccolo borgo sorto verso la fine del settecento attorno al baglio, sul sito di un precedente casale arabo. In basso, nella stupenda cala limitata dai faraglioni e protetta da vecchie torri di avvistamento, si trova la tonnara, conosciuta da tempo immemorabile (è citata in documenti del 1200) ed attiva fino a pochi anni addietro, con il baglio, gli edifici e i magazzini dove si possono ammirare le muciare, i palischermi, i caicchi, le sciabiche, tutte imbarcazioni utilizzate per la pesca del tonno, e la deliziosa chiesetta.  Visitare questi posti merita il viaggio in Sicilia.

La tonnara di Scopello
Passeggiando per le poche viuzze di Scopello sarà facile trovare il post per cui tanti turisti, e non solo, giungono da queste parti: l’antico forno. Qua il tempo sembra essersi fermato perché tutto richiama la tradizione contadina siciliana e il gastrofighettismo è lontano anni luce.
Questo piccolo localino artigiano è famoso per il suo pane, non un prodotto imbellettato con odori o colori chic, ma un pane “semplice”, caldo, con una bella crosta marrone e la mollica che ti parla di giusta lievitazione. Chi lo desidera, e cioè tutti i clienti, possono richiedere il famoso pane cunzato: il filone di pane viene tagliato a metà in senso longitudinale e condito con olio, sale, origano, pomodoro a fette, scaglie di formaggio e acciughe; viene quindi ricomposto e poi diviso in varie porzioni che l'acquirente comprerà. Porzioni grandi come la sua bontà.



Prima di servirlo, se il cliente lo desidera, la porzione di pane cunzato viene messo in forno per pochissimo tempo affinché si riscaldi. Una volta fuori dal negozio la cosa più mistica che possiamo fare è mangiare il panino all’ombra di bellissimi alberi di fichi all’intendo in un piccolo cortile antistante il forno.  Ovviamente potete anche farvi incartare il pane cunzato per poterlo consumare in una delle meravigliose spiagge della zona o in uno dei luoghi deputati al pic-nic all’interno della vicinissima riserva dello Zingaro.


Come da foto, una porzione di questa bontà costa due euro e mezzo. Con una birra arriviamo a circa 4 euro. Alla faccia dei gastrofighetti di Tricolore!


Il futuro del vino secondo Robert Parker


Il noto guru del vino durante lo scorso "Boroli Wine Forum”si è lasciato andare ad una serie di spunti di riflessione sul futuro del vino mondiale.

  
Robert Parker ha ipotizzato dieci scenari:
  1. l’utilizzo dei siti specializzati diventerà di uso comune, diffondendo in maniera più democratica ogni genere di informazione; 
  2. scoppieranno vere e proprie guerre per aggiudicarsi i vini migliori: grazie alla pressione dei nuovi mercati come Asia, Sud America e Europa centrale e dell’Est, una cassa di grande Bordeaux che oggi costa 4.000 dollari toccherà i 10.000; 
  3. la Francia avrà un ridimensionamento: la globalizzazione del vino avrà conseguenze disastrose per questo Paese, e se il 5% dei produttori continuerà a mettere sul mercato vini top, molti falliranno; 
  4. i tappi spariranno: entro il 2015 la maggioranza delle bottiglie non avrà più tappi di sughero ma tappi a vite; 
  5. la Spagna sarà la nuova star dell’industria e, sempre entro il 2015, le regioni più quotate saranno Torno, Jumila e Priorat; 
  6. esploderà il Malbec: tra 10 anni la grandezza dei vini argentini prodotti con uva Malbec sarà riconosciuta da tutti;
  7. la Costa Centrale della California governerà l’America, e la regione di Santa Barbara soppianterà la Napa Valley; 
  8. il Centro-Sud Italia aumenterà di prestigio: Umbria, Basilicata, Sardegna e Sicilia diventeranno sempre più famose; 
  9. ci sarà un numero sempre maggiore di buoni vini e buon prezzo, soprattutto di produzione europea e australiana; 
  10. la parola d’ordine sarà diversità: avremo vini di qualità dai Paesi più inaspettati come Bulgaria, Romania, Russia, Messico, Cina, Giappone, Turchia, Libano e, forse, perfino dall’India.

Saremo pronti a bere il vino cinese o russo che, ancora oggi, riscontra notevoli problemi di sofisticazione? Le piccole cantine della Basilicata potranno reggere il passo con i mercati internazionali? E' la fine del vino artigianale?

A voi la parola!

Vini Naturali a Roma 2011: piccolo appunti di degustazione


Premessa: nel vino, a mio modesto parere, non c’è differenza tra naturale e convenzionale, l’unica cosa che conta è la bontà del prodotto finale, caratteristica che spesso si può ritrovare in entrambe le categorie senza farne una questione ideologica. Detto ciò è anche vero che nella categoria dei “naturali” spesso si ritrovano molti dei produttori più interessanti del panorama enologico italiano, gli stessi che lo scorso fine settimana hanno animato la terza edizione di Vini Naturali a Roma.

La sala prima dell'affollamento
Butto giù qualche appunto di degustazione preso tra la folla (a proposito serve un cambio di location) di sabato:

Bonavita

Rosato 2010: bella scia fresca, mediterranea, in bocca è leggiadro, sinuoso, balsamico. Da aspettare perché appena imbottigliato.

Faro 2007: piccolo grande vino dotato di straordinario equilibrio gustativo caratterizzato da una scia aromatica giocata sull’eleganza floreale, la fervida mineralità e la bella potenza del frutto mediterraneo.

Bonavita
La Visciola

Ju Quartu 2009: il loro primo cru di Cesanese. Prodotto da uve in regime biodinamico da un anno. Sorprende per il colore rubino scarico, quasi granato, e per l’impatto aromatico legato alla frutta rossa croccante e le spezie. Bocca magra. Buona bevibilità.

Vignali 2009: secondo cru di Cesanese da vigne in regime biodinamico da circa tre anni. Naso più profondo del precedente e, soprattutto, bocca più fervida e coerente.

Vigna Mozzatta 2009: terzo cru di Cesanese da vigne in biodinamica da sempre. Naso giocato su sentori di frutta rossa croccante a cui si aggiungono la mora di rovo e tutta una serie di ritorni di spezie e radici. Bocca fresca, ampia, forse manca un po’ la progressione finale a questi vini.

Camillo Donati

Malvasia Secco Frizzante 2009: potrebbe essere scambiata per una birra artigianale moderna. Anche lo stesso produttore ama chiamarla così. Naso agrumato, lievitoso. Bocca dinamica, fresca, retrogusto amarognolo. Un vino estivo.

Il mio Trebbiano 2009: naso che mi ha ricordato, da lontano, un vecchio Valentini. Leggermente ridotto, si apre tra mineralità e frutta. Bocca fresca che forse scappa via un po’ troppo presto.

Campi di Fonterenza

Le candide gemelle Padovani non devono trarvi in inganno perché dietro quei tratti gentili nascondono una forza senza pari. La stessa che ritrovo nei loro vini.

Rosso di Montalcino 2008: è un pugile, diciamo un mediomassimo, che sorso dopo sorso vince liberando tutta la sua forza interiore.

Brunello di Montalcino 2006: anteprima dell’Anteprima. Floreale, balsamico, ha una bocca ancora irriverente e rustica che dovrà essere domata da un bravo circense.

Podere Le Boncie

Chianti Classico Le Trame 2007: nota di riduzione che nascondono una trama olfattiva fatta di fiori rossi, frutta e tante spezie gialle. Noce moscata su tutte. Bocca appagante ed elegante.

Chianti Classico Le Trame 2008: difficile non dire che si tratta di un altro piccolo capolavoro di Giovanna Morganti.

Ar.Pe.Pe

Stella Retica 2000: naso profondo, minerale, con accenni di violetta, erbe di montagna e frutta croccante. Bocca matura, piena, manca un po’ di scatto a centro bocca. Chiude sapido, minerale, con una scia finale di grande freschezza.

Alessandro Dettori
Tenute Dettori

Dettori 2007: è l’archetipo del Cannonau di Sardegna che piace ad Alessandro Dettori. Potente, con i suoi 18%, è un vino che stupisce letteralmente per la freschezza che stempera la nota alcolica e che permette di bere una bottiglia senza problemi. Piccolo capolavoro di territorio.

Moscadeddu: grande vino che fa venire in menti i colori gialli del mediterraneo.

Foradori

Vigneto Sgarzon 2009: rinasce il vino da questo vigneto storico. Questa annata è quasi virtuale, prodotta solo un magnum. Teroldego affinato in anfore. Foradori come Gravner? I risultati sono sorprendenti

Giovanni Montisci

Barrosu Riserva 2008: basta dare uno sguardo alla vecchia vigna ad alberello di Giovanni per capire che il suo Cannonau è il frutto dell’immutata cultura contadina di Mamoiada, provincia di Nuoro. 

Barrosu Riserva 2008
‘A VITA

'A VITA - Cirò Rosso Classico Superiore 2009: come trasformare in succo emozionale l’anima elegante del Gaglioppo. Grazie Francesco.

San Fereolo

San Fereolo Dolcetto 2007: Tanto complesso ed armonico che, mentre lo bevi e ti rimetti a pace col mondo, pensi:”Ma quelli di prima che erano?”.

Ciro Picariello

Fiano di Avellino 2007: l’archetipo del Fiano per me ed un esempio per tutta la viticoltura campana.

Zì Filicella 2008: da vigne centenarie di Aglianico nasce questo vino dalla bocca tutt’altro che austera e che, grazie ad un tannino vellutato, riesce a farsi bere a secchi. Magari non sarà la massima espressione del vitigno però…me piace!

Nino Barraco

Catarratto 2006: grande espressione di come questo vitigno può evolvere nel tempo. Sapido e fresco al punto giusto. Bravo Nino che continui a crederci.

Due noti ricercati del web!
Stella di Campalto

Rosso di Montalcino 2008: un piccolo grande sangiovese che spicca per freschezza fruttata e verace tannicità. Ancora giovanissimo ma promettente come un piccolo Beethoven.

Brunello di Montalcino 2005: l’annata non sarà delle migliori ma Stella come al solito riesce alchemicamente a trasformare il metallo in oro. Naso che ricorda un prato di fiori rossi. Vino profondo ed intenso che ha smaltito molto del legno che lo segnava appena uscito. 

Segnalo il blog di Daniela Senza Panna che parla dell'evento!


Gli American Wine Blogger alla conquista dell'Italia. E noi?


Mi candido fin da ora: wine blogger italiano cerca cantine californiane per giro di degustazioni e scoperta dell territorio. In cambio offro tanti articoli sul vino. Magari ce cascano, come si dice a Roma....

Tutto questa inutile ed ironica premessa iniziale è legata alla notizia, apparsa su WineNews, relativa alla decisione del Consorzio dei Colli Orientali del Friuli-Ramandolo di invitare a casa propria sei tra i più conosciuti bloggers del vino statunitensi. 
Jeremy Parzen, Samantha Dugan, Alfonso Cevola, David McDuff, Nicolas Contenta e Wayne Young, gireranno in lungo e in largo tra le cantine dei Colli Orientali, dal 7 all’11 febbraio. E, soprattutto, scriveranno. I “magnifici sei” pubblicheranno impressioni e recensioni sul blog creato appositamente per questo evento e che, negli Stati Uniti, ha già suscitato interesse e registrato numerose visite. (info: www.cof2011.com).


La “democratizzazione” dei media su internet - sottolinea il presidente dei Colli Orientali, Pierluigi Comelli - ha fatto crescere in maniera esponenziale il numero di blog che si occupano di vino (sono oltre 220 solo quelli in lingua inglese). Per le cantine con piccoli budget promozionali, si tratta di un’opportunità importante per farsi conoscere nel mondo, spendendo pochissimo”.
Jeremy Parzen, che gestisce il blog Do Bianchi (dobianchi.com) è segnalato all’interno dei 10 top wine blogs mondiali in lingua inglese. Parla principalmente di vini italiani, non tralasciando il cibo e il contorno storico culturale. Do Bianchi, che spesso tocca anche il migliaio di contatti giornalieri, cerca di offrire “una prospettiva umanistica nel mondo del cibo e del vino italiano”. 

Samanta Dugan
Anche i blog di Samanta Dugan, Samantha Sans Dosage (sansdosage.blogspot.com); David McDuff, McDuff’s Food and Wine Trail (mcduffwine.blogspot.com) e Alfonso Cevola, On the Wine Trail in Italy (acevola.blogspot.com), appaiono tra i primi 50 wine blogs del mondo nella speciale classifica di www.postrank.com. Wayne Young fa parte dello staff dell’azienda Bastianich, mentre Nicolas Contenta è una giovane blogger che, con il suo stile liberale e spiritoso, è capace di sintonizzarsi con i “nuovi” consumatori. 


E' chiaro che tutto ciò impone al wine blogger italiano una serie di riflessioni. Anzitutto mi domando cosa ci stiamo a fare, che ruolo abbiamo, se davvero siamo utili alla causa del nostro amato Paese, se realmente siamo efficaci nel raccontare la cultura enologica del nostro territorio oppure, come spesso accade, siamo considerati solo carne da macello buona solo per incrementare la polemica  italiana?
Il fatto che vengano gli americani mi spinge a pensare che la lingua italiana abbia dei limiti di comunicazione, dovremmo iniziare a scrivere in inglese o spagnolo ma, alla fine, realmente il vino italiano, quello diversamente Banfi o Casanova di Neri, è conosciuto ed apprezzato al di fuori del nostro confine?
A qualche asiatico interessa Ka Manciné? Sa cos'è  il Rossese di Dolceacqua? O meglio che sull'etichetta ci sia scritto Lafite e chi si è visto visto?
Il discorso potrebbe essere vasto, potrei andare avanti per ore. Non c'è scoramente in me ma tanta voglia di andare avanti ed essere utile al vino della mia Terra. Signori noi siamo qua, gratis, avanti usateci!

Prosit a Roma: un viaggio nella storia del cibo e del vino


Pubblico il comunicato stampa di questa bella iniziativa portata avanti da amici sommelier.



Del grande patrimonio culturale che la civiltà classica ci ha lasciato, e che tutt'ora informa la nostra vita civile e quotidiana, forse ciò che più difficilmente possiamo rivivere  è quel complesso di profumi e sapori che formavano la grande tradizione gastronomica dell'antichità. Per questo, circondati da omologanti manifestazioni e promozioni in tema di vino e cibo, noi dell'Associazione Romana Sommelier abbiamo pensato che il tentativo di un recupero, onesto e corretto, di quel patrimonio potesse costituire una sfida con la quale cimentarsi, nel tentativo di ricreare quei sapori e quei profumi che le fonti letterarie antiche ci suggeriscono.
Per questo abbiamo ideato PROSIT, evento manifestazione che desidera non solo ricostruire sperimentalmente le principali bevande a base di vino prodotte nell'antichità greco-romana, ma anche e soprattutto promuovere quei prodotti enogastronomici artigianali del territorio laziale e romano che costituiscono, assieme alla vocazione turistica, l'originalità culturale della città di Roma.

Abbiamo quindi pensato di articolare la manifestazione secondo il modello del viaggio. Un itinerario che permetta al degustatore, all'appassionato, al socio e a colui che desideri diventarlo, o anche al semplice curioso, l'avvicinamento a quel caleidoscopio di sapori e profumi che caratterizzava il vino nell'antichità. Per questo PROSIT è strutturata come esperienza polisensoriale: accanto alle bevande più diffuse nell'antichità e nel medioevo, totalmente inusuali per il palato moderno come il mulsum o l'idromele, le aziende vitivinicole partecipanti consentiranno la degustazione dei vini con i quali quelle bevande sono ottenute, mentre l'assaggio dei prodotti gastronomici d'eccellenza (miele, salumi, formaggi, dolci, olii ecc.), presentati dai produttori stessi, continuatori di quelle antiche tradizioni preparatorie, e dei piatti dell'antica tradizione romana sarà accompagnato da musica e immagini che contribuiranno a ricreare la dimensione del viaggio temporale.

Desideriamo ricordare che PROSIT è un evento  ideato e realizzato dall’associazione culturale  ARS (Associazione Romana Sommelier),  con  il patrocinio dell’ARSIAL, la collaborazione  delle Biblioteche di Roma, dell’ASICIAO  e del Museo Virtuale 3DRewind Rome, che si svolgerà sabato 5 e domenica 6 febbraio 2011, dalle 15.00 alle 20.00, nei Saloni di Palazzo Brancaccio, ambiente altamente evocativo collocato nel cuore di Roma.

Cesanese? No, Cesanesi al Percorsi di Vino Wine Fest


Se organizzi una Wine Fest sei come lo sposo, non mangi nulla, non bevi nulla (o quasi) e vai da una parte all’altra come fossi una pallina da flipper.
Nonostante ciò, stremato, sono riuscito a partecipare alla degustazione di Cesanese che avevo organizzato.
Con grande emozione ed orgoglio posso dire che c’erano tutti quella sera, i migliori produttori e, soprattutto, i migliori Cesanesi in circolazioni.
Cesanesi, sì, al plurale, perché occorre distinguere tra Cesanese del Piglio, Cesanese di Olevano Romano e Cesanese d’Affile. Tre uve con caratteristiche diverse che Anton Maria Coletti Conti, Damiano Ciolli e Formiconi interpretano nel migliore dei modi e che Pierluca Proietti, Presidente della Strada del Vino Cesanese, ci ha raccontato nel migliore dei modi.

Veduta del Piglio
Il Cesanese ha origini antiche, riporta alla memoria i territori della Valle dell’Aniene che, dopo esser stati abitati dalle popolazioni italiche degli Equi e degli Ernici dall’anno 1000 a.C., divennero nel 133 a.C. colonia romana, con la conseguente suddivisione del territorio in piccoli appezzamenti e successiva deduzione ai coloni delle aree da coltivare
La tradizione vuole infatti che il termine Cesanese nasca nei luoghi dell’omonima terra, un tempo ricoperta di boschi, dove già da tempi antichi il vitigno veniva impiantato in terreni collinari che all’occorrenza venivano disboscati; da qui il termine Cesanese, vino prodotto nelle “caesae”, “luoghi dagli alberi tagliati”.
I primi testi storici in cui è citato il nome di Cesanese risalgono a Giuseppe Acerbi, archeologo con la passione per la botanica, che lo descrive come un vitigno “atto a produrre un vino generosissimo, acini sferoidi, azzurri, nerastri” ed è del 1888 la precisazione di Mengarini che per primo tratta in modo separato i due “Cesanesi”, Comune e d’Affile: “Essi differiscono – scrive – per alcuni caratteri: ad acino grosso, il comune o Velletrano, e ad acino piccolo, d’Affile o di Piglio, dov’è largamente coltivato”.

Veduta di Olevano Romano
Purtroppo in quell’epoca, tra fillossera – la malattia della vite che decimò i filari di tutta Europa nella seconda metà dell’Ottocento – e le condizioni dei coloni obbligati a versare ai proprietari terrieri gran parte del raccolto, il Cesanese visse un lungo periodo buio che si acuì nel territorio nel periodo postbellico dove le pessime condizioni socio economiche del territorio generarono un lento e inesorabile abbandono delle vigne.
Solo nel 1960 si ebbe la sterzata vincente quando un gruppo di vignaioli appassionati, convinti delle potenzialità del loro prodotto fondando la “cantina sociale del Cesanese del Piglio” che, grazie all’uso di nuove e moderne tecniche agronomiche ed enologiche, cominciò a produrre vini di grande qualità, in versione secca, che porteranno nel 1973 al riconoscimento della Doc del Cesanese di Affile, seguite negli anni successivi dalle Doc Piglio e Olevano. Nel 2008 arrivala Docg per il cesanese del Piglio.

Pierluca che spiega e io che...boh
Fatto questo breve ma necessario excursus torno al sodo della degustazione. Abbiamo bevuto con grande soddisfazione:

Romanico 2005Coletti Conti: sei anni e non sentirli, berlo significa avere ben presente che l’uva Cesanese, se trattata bene, può offrire grandi vini alla faccia di chi pensa che questo sia solo un rosso per i ciociari. Coletti Conti fa vini matrici e questo 2005, nonostante un’annata media, è ancora giovane e sprizzante nella sua straordinaria complessità dove ritrovo tutto il nero della frutta, delle spezie e del terreno. Bottiglia da magnum.

Coletti Conti in mescita

Cirsium 2005 – Damiano Ciolli: un vino che è uno spettacolo come eccezionali le vecchie vigne ad alberello da cui nasce il Cesanese di Olevano Romano. E’ un vino dove il terreno vulcanico si insidia inesorabilmente fornendo alla beva un carattere ferroso ed ematico da scena del delitto. 

Damiano Ciolli
Capozzano 2008 – Formiconi: questo Cesanese di Affile è una mano santa contro chi di questi tempi soffre di raffreddore: mettetelo al naso e la sua straordinaria balsamicità libererà le vie nasali. Beva nervosa per via di un tannino ancora da domare ma come classe e persistenza è un vino che non teme confronti.


Cirsium 2007 – Damiano Ciolli: rispetto al 2005, dove c’era il 50% di legni nuovi e 50% di secondo passaggio, la cantina ha provato anche un salasso col 10% dell’uva. Rispetto al vino degustato per la guida Slowine, ho trovato questa annata in fase di chiusura visto che lo spettro aromatico giocava “solo” su toni di marasca, mora e radici perdendo una buona parte di mineralità che ora è nascosta nella linfa vitale del vino. Sono riuscito a trovare l’ago nel pagliaio?

Cisiniamum 2009 -  Formiconi: è il Cesanese base della piccola azienda formata da Livio, Walter e Vito Formiconi. Ha tutto quello che deve avere un Cesanese d’annata, tanta frutta, tanta speziatura e una beva potente e succosa. Era un’anteprima, dovrebbe uscire in commercio a giorni.

Romanico 2008 – Coletti Conti: un’esplosione di materia sia al naso che in bocca che ti conquista e non ti lascia più. Sicuramente, ad oggi, la migliore espressione di Cesanese del Piglio mai uscita in commercio. Bere questo vino significa capire perché Antonello è un Signore e un gran Maestro per tutti.

Il PostVino suona sempre due volte e porta Carema d'annata


Durante lo scorso Percorsi Di Vino Wine Fest il mio amico Fabio Cagnetti ha presentato alla stampa e ai blogger presenti la sua ultima iniziativa: il PostVino.

COS’E’

Il PostVino si autodefinisce “gruppo d’acquisto aperto di vini non ordinari”.

La formula del gruppo d’acquisto aperto e continuativo non è nuova in assoluto –è anzi l’unico modello davvero funzionante e in crescita negli Stati Uniti, dove Jon Rimmermann (www.garagistewine.com) l’ha portato alla gloria con Garagiste- ma costituisce senza dubbio una sfida importante in Italia, dove il mercato del vino è in piena trasformazione. La crisi del settore, evidente, è innanzitutto la crisi di un modello distributivo ormai obsoleto, che pecca in comunicazione e dinamismo.

COME FUNZIONA

Il PostVino è realtà l’opposto di un’enoteca o di una distribuzione.
Non ci sono vetrine né punti vendita, e non ci sono nemmeno liste o inventari. L’unico veicolo di vendita è la mailing list in cui, una per volta, sono presentate le offerte. Il solo modo di sapere quali vini proponiamo (e di acquistarli) è di iscriversi alla newsletter in modo da ricevere tutte le nostre offerte. Il PostVino non ha accordi continuativi con le aziende, e non avrebbe senso di esistere se non si proponesse come voce fieramente indipendente del pianeta vino.

Il PostVino offre vini di scarsa o nulla reperibilità in enoteca, a un prezzo generalmente paragonabile a quello di cantina, e vini esteri spesso non importati in Italia e lontani dalle logiche distributive; il tutto senza limiti minimi di acquisto e con la possibilità di consolidare gli ordini prima della spedizione, fino al raggiungimento di 6 o 12 bottiglie.

L’approccio è sfacciatamente in direzione del vignaiolo, di chi produce vini di territorio, nella maggioranza dei casi lavorando in modo particolarmente rispettoso dell’ambiente. Ma anche nel mondo dei vini biologici, biodinamici o comunque naturali, il punto di partenza è sempre il gusto, e uno degli scopi del PostVino è di dimostrare le eccellenze che la viticoltura naturale può raggiungere. Anche i produttori convenzionali che offriamo sono in ogni caso virtuosi, e ben lontani dalle logiche industriali. Non troverete molti vini famosi fra le nostre offerte, e certamente non troverete vini costruiti e non rappresentativi del loro territorio e del loro vitigno. Se qualcuno dei vini che offriamo viene premiato dalle guide, complimenti alle guide e alla loro capacità di cogliere l’evoluzione del vino e del gusto degli appassionati.

Proprio perché non siamo agenti né distributori, e non abbiamo legami con le aziende, possiamo permetterci di selezionare solo le etichette che riteniamo di maggiore interesse, di solito non più di due per produttore, e di offrire solo le singole annate che abbiamo veramente apprezzato: proponiamo i vini che amiamo e che abbiamo nelle nostre stesse cantine, non un portafoglio su cui abbiamo una percentuale. Non abbiamo mandati, abbiamo una missione.

Il PostVino è anche uno strumento utilissimo per il piccolo vignaiolo che viene lasciato ai margini del mercato dalle logiche commerciali prevalenti, e, una volta riscontrata la qualità della sua produzione, può in questo modo raggiungere una platea vasta e appassionata.


 COSA TROVERETE

- LE OFFERTE: Riguarderanno vini italiani o stranieri, ma il filo conduttore è l’accurata selezione dei migliori vignaioli con una particolare attenzione agli artigiani che producono qualità in modo rispettoso del territorio e dell’ambiente. Troverete una descrizione dell’azienda, del territorio e dei vini oggetto dell’offerta. Poiché non siamo agenti o distributori, ma facciamo selezione attiva, le Offerte riguarderanno, in genere, solo un numero ristretto di etichette, spesso una o due, sull’intera produzione aziendale: in pratica, i vini che consideriamo migliori per qualità e prezzo.

- TESORI D’ANNATA: Tesori d’Annata è il nome che contraddistingue le nostre offerte di vecchi millesimi. Sul mercato attuale, le proposte di vini maturi sono estremamente rare, e spesso a prezzi esagerati. Anche allo scopo di diffondere la cultura del vino, vogliamo proporre annate mature a prezzi confidenziali, chiaramente previo attenta selezione non solo dei produttori, ma anche delle singole annate: troverete solo i millesimi che riteniamo di assoluto interesse, bottiglie da bere ora o in futuro con soddisfazione, non meri oggetti da collezione.

E’ ovviamente fondamentale, parlando di bottiglie invecchiate, la massima attenzione alle modalità di conservazione: quando possibile, la fonte sarà, come per le Offerte, la cantina del produttore, ma in caso contrario, che si tratti di lotti provenienti da broker professionisti, ristoranti o cantine private, sarà nostra premura verificare in anticipo le condizioni delle bottiglie che proponiamo.


- INSIDER: Insider è la sezione editoriale de Il PostVino: impressioni e note di degustazione da viaggi ed eventi a cura di Fabio Cagnetti. Potrete leggere in anteprima la nostra verità sulle annate nelle più importanti regioni vinicole europee, le nostre impressioni e le nostre valutazioni. Questo a sottolineare che il PostVino non è mera proposta commerciale: è un impegno a divulgare la cultura e il vero gusto del vino in un’epoca in cui l’informazione indipendente è sempre più rara.

- NON SOLO VINO: Che si tratti di olio extravergine, birra, miele, formaggi o altri prodotti alimentari, di tanto in tanto troverete, sotto il titolo Non Solo Vino, proposte che riguardano altre eccellenze gastronomiche. Anche qui, l’approccio è orientato, se possibile ancora di più, verso la scoperta del vero artigiano, della produzione rara o in via di estinzione, del frutto di antichi rituali contadini.

Fabio Cagnetti e il Carema. Fonte: Degustazione a grappoli
Durante la presentazione è stata poi proposta in degustazione una stupenda verticale di Carema che io, ovviamente, non ho potuto seguire attentamente visto che ero in trance organizzativa. Vi lascio, pertanto, alle belle note di Emiliano del blog Non Sa di Tappo.

Carema 1970 Etichetta Bianca Riserva: naso abbastanza ossidato che nasconde note eteree e di foglie umide. In bocca è ancora fresco, ma cede subito in chiusura.

Carema 1971 Etichetta Rossa: l’olfatto è ancora fruttato con nette note minerali e sentori eterei. L’ingresso è decisamente sapido e fresco. Grande tenuta, ottimo.

Carema 1974 Etichetta Rossa: anche qui spiccano i sentori terziari con note medicinali e smaltate. Bocca dolce e discreta sapidità.

Carema 1978 Etichetta Rossa: in evidenza aromi di caffè e legno umido. In bocca è meno incisivo dei precedenti (’70 a parte). Chiude un po’ corto.
 
Carema 1978 Etichetta Bianca Riserva: deciso aroma di tabacco, poi concia e muschio. Assaggio dinamico e fresco e ancora con ritorni fruttati. Bello, in forma smagliante.

A Roma il 5 e il 6 Febbraio ritornano i vini naturali


Lo scorso anno per me era una novità e questo post lo può testimoniare. Ora, che il naturale è entrato di prepotenza nella mia vita di "sbevazzatore", andrò a Vini Naturali con molta più consapevolezza di cosa voglio e non voglio degustare.
A prescindere dalle mie riflessioni anche quest'anno sono sicuro che la passione e la cura dell’organizzatrice, Tiziana Gallo, porteranno nella capitale il meglio dei vini italiani e stranieri prodotti nel rispetto del territorio e della natura.


Il 5 e 6 febbraio prossimo, nelle sale dell'Hotel Columbus, in via della Conciliazione 33,  si potrà girare tra i banchi d’assaggio alla presenza di interessantissimi produttori che quest’anno sono stati ulteriormente selezionati al fine di rendere più confortevoli gli spazi della degustazione e, nello stesso tempo, incontrarne dei nuovi perché il valore aggiunto è proprio l’opportunità di dialogare con chi questi vini li fa, coglierne passione, fatica, soddisfazione ed entusiasmo.

Le aziende presenti quest’anno sono oltre 80, provenienti da ogni parte d’Italia e da alcune regioni d’Europa.
Uno spazio particolare sarà dedicato alle birre artigianali, con la degustazione di diverse produzioni italiane. La manifestazione sarà aperta al pubblico dalle ore 12 alle 20. L’ingresso per un giorno è di 20 euro e di 32 per due giornate. È possibile acquistare in prevendita i biglietti sia in alcune enoteche di Roma che online via paypal. Su sito internet www.vininaturaliaroma.com sono disponibili l’elenco delle aziende produttrici e le enoteche dove acquistare i biglietti.

Per informazioni:
Vini Naturali a Roma Hotel Columbus – Via della Conciliazione, 33
Tiziana Gallo tizianagallo@libero.it338/8549619

LE AZIENDE PARTECIPANTI

Daniele Cernilli lo trovate all'AIS Roma


Qualche giorno fa tutti i maggiori wine blog d'Italia si stavano dando battiglia sulle sorti di Daniele Cernilli che, uscito dal Gambero Rosso, è ormai libero di fare quello che vuole e dove vuole.
I bene informati già sapevano di un avvicinamento dell'ex direttore del crostaceo con l'AIS di Roma e, soprattutto, con l'amico Franco Maria Ricci ma, cosa che non ho letto, nessuna gola profonda aveva ipotizzato cosa andasse a fare di preciso Cernilli presso l'Associazione Sommelier di Roma.

Cernilli a lavoro
I dettagli dell'operazione si sapranno ad Aprile quando uscirà la "solita" intervista esclusiva su WineNews ma, per chi come me ieri era al Rome Cavalieri per la degustazione Antinori, la nebbia sembra essere meno fitta.
Daniele Cernilli era là assieme a Daniela Scrobogna a condurre la degustazione. Durante la presentazione della serata Ricci, inoltre, ha anticipato che il panciuto degustatore scriverà anche per l'AIS (Bibenda è diventata nazionale) e si occuperà della didattica. 

Franco Ricci. Fonte: Luciano Pignataro
Per cui, in soldoni, avremo Ricci come sempre all'organizzazione e, forse, Cernilli come supervisore della didattica e battitore libero nelle migliori degustazioni. Ce lo vedo poco a condurre una serata su vini di scarso interesse mediatico. 

Possiamo dire amen? 

P.S.: stavolta ho "fregato" sul tempo WineNews visto che alle 16.51 è uscito questo articolo sul futuro dell'ex direttore del Gambero. 

Cosa dice? “Da aprile per Ais Roma e Bibenda, tornerò a fare corsi e master, che misi a punto tanti anni fa. Mi occuperò, inoltre, della rivista “Bibenda” e della guida “Duemilavini”, curando alcune regioni”.
Farò - spiega Cernilli a WineNews - anche parte della commissione finale della guida, ma in serbo ci sono anche altri progetti; la mia sarà una collaborazione a tutto campo. Mi piacerebbe contribuire alla realizzazione di edizioni in lingua straniera, in particolare in inglese, un’innovazione necessaria”.

Week end a tutto vino: Roma VinoExellence & Merano Winefestival 2011


Questa settimana Roma diventa la capitale del vino. Dal 5 al 7 Febbraio ci saranno tre eventi imperdibili per gli amanti del vino. 


Torna, stavolta al Salone dell Fontane dell'EUR la “wine-couple” formata da Helmuth Köcher e Ian D’Agata, Presidente del Merano WineFestival il primo, wine writer di livello internazionale nonché responsabile di varie Guide il secondo, lancia la seconda edizione del Roma VinoExcellence & MWF, evento dedicato al vino globalmente inteso.
Infatti approderanno al Salone delle Fontane a Roma, non solo 100 aziende vitivinicole italiane selezionate dai due super-esperti, ma anche uno stuolo di straordinari enologi, wine writer, giornalisti e titolari di storiche aziende provenienti da tutto il mondo, che si confronteranno su vitigni e metodi di vinificazione.
Per non parlare delle leggendarie etichette, italiane e straniere, che saranno protagoniste di degustazioni guidate e verticali d’eccezione. 


Un evento di assoluta rilevanza internazionale che persegue l’ambizioso obiettivo di creare cultura nel mondo del vino, permettendo ad appassionati e winelovers di conoscere i più autorevoli esperti mondiali, di partecipare a focus e seminari di grande interesse, nonché di poter degustare vini davvero unici.

I CONVEGNI SCIENTIFICI si apriranno sabato 5 febbraio con L’Osservatorio 2011: Méthode Classique e Méthode Charmat, e proseguiranno con il Secondo Simposio Internazionale del Riesling, con contributi da Germania, Austria, Canada, Francia e Italia.
Domenica 6 febbraio si punteranno i riflettori su un vitigno sempre più apprezzato da pubblico e critica, il Merlot, con The Rome International Focus on Merlot con esperti di calibro mondiale quali Jean-Claude Berrouet di Petrus, Kees Van Leeuwen di Cheval Blanc e altri ancora.
Lunedì 7 febbraio toccherà invece al “genitore” di alcuni fra i vini più famosi del mondo, con la Round Table Conference sul  Cabernet Sauvignon con relatori quali il Marchese Incisa della Rocchetta, Eric Boissenot, Axel Heinz, Gonzague Lurton e Claire Villars.

GLI INCONTRI INTERNAZIONALI e LE GRANDI VERTICALI DI IAN D’AGATA  faranno conoscere al pubblico veri e propri cult wines quail l’Araujo e i Passiti d’Austria, e sapranno emozionare i palati con annate epiche, dai Capezzana degli anni ’30 ai Riesling austriaci degli anni ’70, passando per il Chianti Classico Monsanto del 1964 fino ad approdare a Veuve Cliquot e Bordeaux di annate difficili da dimenticare.

A completare il programma seminari e degustazioni sui grandi vini e i migliori prodotti gastronomici di alcune regioni d'Italia, in particolar modo del Friuli Venezia Giulia, curate dalla redazione del NEW WINE JOURNAL, coordinata da Massimo Claudio Comparini.

Programma completo in allegato.
Tutte le informazioni su http://www.meranowinefestival.com/