Le radici del Nizza, i tre Neuvsent di Cascina Garitina - Garantito IGP

Di Angelo Peretti

Da quelle parti, nel Monferrato, Garitina è il diminutivo di Margherita. Sta insomma per Margheritina. Era così che chiamavano la bisnonna di Gianluca Morino, vignaiolo a Castel Boglione, nell’Astigiano. L’azienda si chiama Cascina Garitina in ricordo di Margherita.

Gianluca è uno dei fautori della docg del Nizza. È uno di quei produttori moderni che stanno parecchio sui social, che dialogano col mondo. È anche un convinto sostenitore della superiorità della chiusura a vite per i vini, anche i rossi, anche quelli da far invecchiare. Insomma, uno che non ha paura delle sfide.

Gianluca Morino

La sua etichetta di punta si chiama Neuvsent, che vuol dire Novecento, in onore ancora una volta a Margherita, ai giorni in cui cominciava a coltivar vigne da quelle parti. Ovviamente è un Nizza, ex Barbera d’Asti Superiore della sottozona Nizza, passato a denominazione controllata e garantita autonoma nel 2014.
Dal 1994 al 2012 questo Neuvsent è stato prodotto mettendo insieme i vini tratti dalle tre vigne più vecchie dell’azienda. Poi Gianluca ha deciso di imbottigliarle separatamente, come dei veri cru. “Si è iniziato e produrre Nizza da ogni singola vigna per assecondare la natura e valorizzare le differenze che ci regalano gli anni, il terreno, la barbera, i cloni e la nostra storia”, dice. Coraggioso nuovamente.

Ho avuto modo di assaggiarli i vini dalle tre vigne del Neuvsent, stessa annata, la 2014. Qui sotto dico come li ho trovati.

Nizza Neuvsent Margherita 2014 Cascina Garitina
La vigna Margherita è stata reimpiantata nal 2002. Unico clone su portainnesto 420A, per i patiti di questo genere di informazioni. Il suolo è fatto da marne calcaree friabili. Il vino è in tappo a vite. Ha fittissimi i frutti e i fiori. Acidità e tannino dicono d’una giovinezza esuberante. Il sorso è teso, nervoso, caratteriale, tipico dell’annata.


Nizza Neuvsent Vecchia Millenovecentosessantuno 2014 Cascina Garitina
Questa è invece la vigna che sta in cima al Bric ‘d Garitta. Impiantata fra il 1958 e il 1961. Fatta con la selezione massale sulle vigne di barbera che c’erano allora. Terreno calcareo duro, compatto. Stranamente, sembra il vino più evoluto dei tre. Vira infatti sul nocino, sul rabarbaro. Il tannino però sembra più espresso. Chissà come evolverà.


Nizza Neuvsent Cec 2014 Cascina Garitina
Le vigne vecchie hanno una marcia in più. Questa è la vigna più vecchia, piantata nel 1947, vecchi biotipi di barbera. Gianluca dice che “il suolo argilloso dona più materia, più colore, ma anche più acidità che necessita di più lunghi affinamenti in bottiglia”. Io dico che il vino ha un fascino senza tempo, più struttura, maggiore eleganza. La vigna vecchia si sente.


Taste Alto Piemonte 2018: i migliori vini degustati in questa seconda edizione

L'Alto Piemonte, incastonato tra le province di Biella, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola, è culla di grandi vini derivanti da storiche denominazioni di origine: due DOCG (Gattinara e Ghemme) e otto DOC (Boca, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fara, Lessona, Sizzano e Valli Ossolane). Questa terra, dove si coltiva il nebbiolo, uno dei grandi vitigni mondiali, ha caratteristiche uniche che derivano dalla combinazione di un microclima particolare, grazie al Monte Rosa che protegge il territorio dai venti freddi del Nord donando al tempo stesso frescura notturna durante le calde stagioni estive, e da una ricchezza dei suoli davvero unica grazie ad un patchwork geologico dove le morene, le sabbie e i porfidi dell'Alto Piemonte garantiscono terreno molto acidi e, di conseguenza, vini dalle strutture complesse e molto minerali.


Grazie al Consorzio di Tutela Nebbiolo Alto Piemonte, operante dal 1999 ed oggi presieduto da Lorella Zoppis, ho potuto partecipare con Stefania alla seconda edizione della manifestazione Taste Alto Piemonte, andata in scena dal 24 al 25 marzo al Castello di Novara, che ha accolto oltre 150 vini in degustazione presentati da 50 produttori vinicoli di tutte le denominazioni. 

Il wine tasting riservato ai giornalisti, dove ogni produttore poteva presentare un solo prodotto, prevedeva la valutazione di 50 vini del territorio a partire dal Colline Novaresi Bianco DOC fino ad arrivare al Gattinara DOCG. 

Di seguito riporto alcune note di degustazione, sia mie che di Stefania de Carlo, relative ai vini che ci hanno colpito di più:

Colline Novaresi Vespolina DOC 2017 - Platinetti Guido: da uno dei più bravi produttori di Ghemme, di cui scriverò in seguito qualcosa, nasce questa vespolina didatticamente ineccepibile per anima speziata e beva inarrestabile.

Colline Novaresi Nebbiolo DOC "Opera 32" 2015 - La Cappuccina: un vino delizioso, timido ma al tempo stesso intrigante, prodotto da questo Agriturismo di Cureggio che fa della qualità, anche gastronomica, il suo punto di forza. Passateli a trovare, la goduria varrà il viaggio intrapreso.

Colline Novaresi Nebbiolo DOC "Mötziflon" 2014 - Francesco Brigatti: da un altro grande artigiano vinicolo del territorio nasce questo nebbiolo tutto frutti e fiori rossi che fa della piacevolezza e della bevibilità il suo punto di forza. Chi l'ha detto che il 2014 è una cattiva annata?


Coste della Sesia Nebbiolo DOC "Castleng" 2015 - Cascina Preziosa: un piccolo grande nebbiolo che sembra composto di aria di primavera e luce estiva. Ad avercene di vini quotidiani così!

Valli Ossolane Nebbiolo Superiore DOC "Prünent" 2015 - Cantine Garrone: alzi la mano chi sa descrivermi dettagliatamente l'ubicazione delle Valli Ossolane. Nel frattempo, attendendo la risposta, vi dico che questo vino dal respiro balsamico e fruttato, dotato di grandissimo equilibrio e succosità, è una piccola chicca per intenditori.

Foto: Vinomadi
Fara DOC 2014 - Boniperti Gilberto: altra denominazione da scoprire e altro produttore da seguire attentamente visto che già lo scorso anno avevo gradito i suoi vini. Questo 2014 si caratterizza per dinamismo e intensità. Visto il prezzo è da comprare a casse!

Fara DOC 2013 - Francesca Castaldi: la Castaldi e suo figlio sono ormai un punto di riferimento per i vini di questo territorio e questo Fara DOC 2013 si conferma, grazie anche all'ottima annata, un vino di rara eleganza e profondità. Anche in questo caso, visto il prezzo, un grandissimo rapporto q/p!


Bramaterra DOC 2014 - Colombera & Garella: il territorio del Bramaterra è geologicamente variegato e questo vino è un condensato molto preciso della complessità di questo terroir che si esprime nel bicchiere con grande complessità. Questi ragazzi sono proprio bravi ma, ormai, non è più una novità.

Bramaterra DOC 2014 - Le Pianelle: perchè il Bramaterra, anche in annata non propriamente classica, può essere sinonimo di eleganza sapida e freschezza infinita.

Bramaterra DOC 2013 - Antoniotti Odilio e Mattia: vino delizioso che unisce densità e precisione senza andare incontro ad abbondanze o banali ridondanze. Ciò che mi ha lasciato stupefatto è la finezza nella persistenza finale quasi interminabile.

Bramaterra DOC 2013 - Roccia Rossa: il nome dell'azienda svela moltissimo sulla natura dei suolo dove sono piantate le vigne di nebbiolo, vespolina e croatina da cui proviene questo vino luminoso, puro e dal carattere minerale di raro spessore. Roccia rossa sciolta nel bicchiere. Appunto!


Lessona DOC 2014 - La Prevostura: vino di grande classe fatto di giuste proporzioni, struttura salda e tannini ben integrati. Ad oggi un vino estremamente didattico per iniziare a capire questo territorio.

Lessona DOC 2012 - Tenute Sella 1671: un vino nato per non stupire subito ma che si apre lentamente attraverso un meraviglioso ventaglio aromatico che richiama in maniera viscerale il territorio di provenienza di questo nebbiolo. Al sorso tanto dinamismo associato ad una solidità che non lascia indifferenti.

Lessona DOC 2012 - Massimo Clerico: la batteria dei Lessona DOC si impreziosisce con questo nebbiolo in purezza che affascina per un mix aromatico fatto di scorza di agrumi e sale che viene impreziosito al sorso da una trama tannica di assoluta eleganza che suscita una corroborante progressione gustativa.

Lessona DOC "Tanzo" 2011 - Pietro Cassina: il Lessona di Cassina non è più una scoperta ma ad oggi, anche come evoluzione, rappresenta a mio parere una delle migliori versioni degli ultimi dieci anni. Una vera perla!


Boca DOC 2014 "Il Rosso delle Donne" 2014 - Cantine del Castello Conti: come condensare in maniera magistrale l'irruenza di un territorio vulcanico all'interno di un vino concepito da mente femminile? Citofonare Castello Conti.

Boca DOC 2013 - Barbaglia: la gioventù e lo slancio del Boca si condensano all'interno di questo blend di nebbiolo e vespolina dalle grandissime potenzialità evolutive. Da comprare a casse e lasciare in cantina per almeno cinque anni. Silvia non sbaglia un colpo.

Boca DOC 2012 - Poderi Garona: la mia ignoranza, fino ad ora, mi ha tenuto lontano da questa cantina della quale fino a pochi giorni fa avevo poche notizie. Il loro Boca, austero e minerale fino al midollo, mi conferma che ho del terreno perduto da recuperare.


Boca DOC "Vigna Cristiana" 2011 - Podere ai Valloni: parte lento, schivo, poi cresce con rimandi aromatici di grande classe e raffinatezza che, causa l'annata calda, virano su una terziarizzazione leggermente anticipata la quale dona ancora più profondità a questo vino dalla chiusura cenobitica e modulare.

Ghemme DOCG 2013 "Santa Fé" - Ioppa: da un vecchio vigneto del 1969 piantato sulla parte alta della collina di Romagnano Sesia, nasce questo nebbiolo in purezza di profondità e tensione muscolare con tanta materia, tutta di colore rosso, da sviluppare nel tempo.


Ghemme DOCG  "Ai Livelli" 2013 - Tiziano Mazzoni: vino sfavillante e stratificato dove il palato merita il premio maggiore visto che riesce a coniugare ricchezza, territorialità ed equilibrio fino all'ultimo sorso.

Ghemme DOCG "Chioso dei Pomi" 2012 - Rovellotti: vino dai profumi ancora freschi, vivi, intensamente fruttati e dotati di leggiadra carica speziata: Bocca importante, rigorosa, dal tannino graffiante e dal finale ambizioso. 6 anni o 6 mesi? 

Ghemme DOCG 2012 - Torraccia del Piantavigna: rispetto al precedente è ancora più avvolgente, sinuoso, un Ghemme che dopo 6 anni regala ancora solidità, struttura e una bocca maschia e precisa al tempo stesso. Giovanissimo anche lui.

Ghemme DOCG 2011 - Ca' Nova: Giada Codecasa è una bravissima produttrice che anno dopo anno grazie alla sua bravura si sta facendo sempre più conoscere dal grande pubblico che non può essere insensibile a questo Ghemme penetrante che regala bagliori di nobiltà assoluta.

Ghemme DOCG 2009 - Mirù: vino dalla complessità  aromatica travolgente essendo dotato di qualsiasi descrittore che abbia una corrispondenza con frutta, fiori e spezie. Al sorso tanta giovinezza, struttura e concretezza. Un grande esempio di come un Ghemme può evolvere nel tempo.

Gattinara DOCG 2013 "San Francesco" - Antoniolo: rispetto al fratellone Osso San Grato", questo Cru è quello generalmente più pronto e questa versione, in annata decisamente interessante, conferma le qualità di questo Gattinara dal profilo caratteriale esemplare per fascino e finezza minerale. Si distingue al gusto per la netta sapidità che sfuma in una piacevole e lunga persistenza.



Gattinara DOCG 2013 "Vigna Molsino" - Nervi: da questo affascinante Cru del Gattianara nasce questo vino dai piedi antichi e dalla testa "moderna" grazie ad una beva più accattivante e "stilosa" rispetto ai suoi colleghi che spesso fanno dell'austerità la loro virtù principale.

Gattinara DOCG 2012 - Franchino Mauro: invitante al naso grazie ad uno spettro olfattivo che ricorda l'arancia amara, la violetta e le spezie rosse. Al gusto si ammira per gioventù, pienezza e per uno slancio sapido, nel finale, che invita continuamente alla beva.

Gattinara Riserva DOCG 2012 "Borgofranco" - Cantina del Signore: dedicato alla città di Gattinara, simbolo di libertà ed autonomia sin dal 1242 quando ricevette la qualifica di Borgo Franco dalla Repubblica Vercellese, questa Riserva si caratterizza per la fittezza dei profumi speziati e per una sostanza gustativa che rende la beva un piacere estremamente edonistico.

Gattinara Riserva DOCG 2011 "Galizja" - Il Chiosso: l'annata abbastanza calda rende questo vino ampio, poderoso e aitante ma, al tempo stesso, decisamente suadente ed equilibrato grazie ad una bocca invitante grazie a tannini setosi, sapidi, fitti che creano il preludio ad una chiusura minerale e ancora, nonostante il tempo passata, vibrante di frutta e fiori. Bellissima interpretazione di una annata non facile.

Russolo - Venezia Giulia Igt Pinot Nero “Grifo Nero” 2013 è il Vino della settimana di Garantito IGP

di Lorenzo Colombo

Dodici mesi d’affinamento in barriques nuove, in parte francesi ed in parte americane, conferiscono complessità, eleganza e balsamicità a questo vino, fresco, sapido e persistente che mantiene intatti i caratteristici sentori di piccoli frutti di bosco  tipici del vitigno.


Le uve provengono da vigneti situati su suoli alluvionali in provincia di Pordenone.


Il Bardolino Chiaretto alla prova del tempo - Garantito IGP

Di Lorenzo Colombo

Tra i tanti “luoghi comuni” che circolano tra i consumatori di vino uno tra i più accreditati è che i vini rosati abbiano una vita assai breve e che il loro periodo di maggior splendore (e consumo) sia quello dell’estate successiva alla vendemmia, mentre il loro deperimento avvenga già all’inizio dell’autunno. 

In realtà non è (sempre) così, anche se, ovviamente, col passare del tempo le loro caratteristiche organolettiche cambiano abbastanza repentinamente, perdendo la fragranza e le note fruttate della gioventù, per acquisire profumi (e gusti) più complessi ed a volte inaspettati.

Un’ulteriore prova di quanto scritto sopra l’abbiamo avuta domenica 11 marzo durante una degustazione in verticale di alcuni Bardolino Chiaretto, tenutasi nell’ambito dell’Anteprima del Chiaretto 2017, a Lazise.

Abbiamo avuto infatti l’occasione di assaggiare quattro diverse annate (in due casi addirittura cinque) di Bardolino Chiaretto di tre diverse aziende.

Qui sotto potete trovare le nostre sintetiche note di degustazione.

Giovanna Tantini

Di quest’azienda abbiamo preferito il vino più giovane, mentre quello del 2014 appariva un poco stanco e vuoto.


2017
Color rosa confetto poco intenso.
Intenso al naso, pulito e fresco, si colgono sentori di caramella ai frutti di bosco.
Fresco e pulito anche al palato, sapido, con sentori d’agrume maturo, lunga la persistenza.

2016
Color rosa antico. Buona l’intensità olfattiva, sentori di tabacco e fieno. Sapido, si colgono frutti di bosco leggermente macerati ed accenni di tabacco, buona la persistenza.

2015
Ramato scarico. Di buona intensità olfattiva, note di tabacco, fieno ed erbe secche. Erba secca e fino anche alla bocca, bella vena acida e buona persistenza. Succoso.

2014
Tendente al giallo il colore. Tabacco, erba secca e fieno al naso. Intenso, con bella vena acida, note di mela, accenni di tabacco e fieno. Un poco vuoto. 

Cavalchina

Tutti i cinque vini ci sono parsi molto interessanti, soprattutto il 2015 ed il 2013.


2017
Color rosa scarico. Buona l’intensità olfattiva, sentori di fieno e tabacco.
Di media struttura, sapido, con bella vena acida, fieno e tabacco su lunga persistenza.

2016
Color giallo-ramato. Di buona intensità, sentori di tabacco e ricordi di frutti di bosco. Sapido, fresco, elegante, frutti di bosco con leggere note macerate, buona la persistenza.

2015
Ramato il colore. Intenso al naso, tabacco e fieno. Sapido, fresco, elegante, con lunga persistenza. Notevole.

2014
Color giallo dorato. Fieno ed erba secca al naso. Evoluto, sentori di caramella all’orzo, buccia d’uva, mela cotogna, sapido e con bella vena acida, lunga la persistenza.

2013
Giallo tendente al ramato. Bel naso, elegante, quasi balsamico. Intenso alla bocca, balsamico, sapido, elegante, tabacco e fieno, lunga la persistenza. 

Le Vigne di San Pietro

Il migliore dei cinque (secondo noi) è stato ancora una volta il 2013, seguito a ruota dal 2016. Abbiamo invece trovato un poco sottotono sia il 2014 che 2015.


2017
Color rosa, tra l’antico ed il confetto. Intenso al naso, piccoli frutti di bosco, tabacco e fieno. Buono il frutto, sapido, intenso, con sentori vegetali e note di tabacco, buona la persistenza.

2016
Color oro antico, tendente al ramato. Di media intensità olfattiva e buona eleganza, tabacco e fieno i sentori. Fresco e sapido, con spiccata vena acida, piccoli frutti di bosco, lunga la persistenza.

2015
Ramato tendente all’aranciato. Note tostate al naso, tabacco, fieno umido. Tostato anche alla bocca, un poco scomposto.

2014
Color ramato-aranciato. Intenso al naso, tabacco e fieno i sentori. Evoluto, sapido, tabacco e fieno, chiude un poco amaro.

2013
Color ramato. Media l’intensità olfattiva, tabacco, leggere note ossidative. Tabacco anche alla bocca, frutto ancora presente, sapido, lunga la persistenza.


Podere La Madia - Cafaggio 2016 IGT Toscana Bianco è il vino della settimana di Garantito IGP

Di Stefano Tesi

Un migliaio di bottiglie bio da uve di Malvasia bianca lunga ritrovata in una vigna terrazzata del 1945 e ripropagate in loco, ovvero in Valdarno. 


Botti di acacia, poi acciaio. Un naso cangiantissimo su cui misurarsi e discettare per ore. Una bocca asciutta, verticale, ma piena di cascami. Da provare.


www.poderelamadia.com

Una “Follia” gastronomica partenofiorentina - Garantito IGP

Di Stefano Tesi

Questo pezzo è praticamente un invito al compare Luciano Pignataro, pontefice massimo della golosità partenopea, a venirci a trovare a Firenze per un test gastronomico. A meno che, ovviamente e come è probabile, da bravo cronista qual è egli non sia già venuto in riva all’Arno a nostra insaputa (il che accrescerebbe la stima per il professionista, ma anche il risentimento verso l’amico).

Rizzuti e Pescatore

Perché se col campionato in corso non so come andrà a finire – indovinate comunque per quale delle contendenti faccio il tifo – non c’è dubbio che il Napoli in trasferta sia spesso vincente. E sovente lo è anche Napoli, quello senza “il”.

Oddio: difficile parlare di trasferta per chi vive a Firenze da anni e proprio lì ha costruito il successo professionale. Ma sulle radici e sulla veracità vesuviana dei due non si discute.
Parlo di Romualdo Rizzuti e di Daniele Pescatore. Affermatissimo pizzaiolo il primo, specialista del pesce di nome e di fatto, con un curriculum importante alle spalle, il secondo.
La novità però non sta nel fatto che l'uno abbia ormai da mesi aperto con coraggio e successo, nel quartiere di Gavinana, zona periferica difficile e in un locale segnato da precedenti quanto altrettanto difficili esperienze, “Le follie di Romualdo”, pizzeria di alta qualità ai vertici dell’offerta cittadina.

Lasagna

Non sta nemmeno nel fatto che l'altro, reduce da un complicato periodo di transizione, nel gennaio scorso si sia accordato con l’amico per dargli man forte in cucina con una serie di piatti di pesce e della tradizione napoletana che, oltre a garantire coerenza “etnica” al locale, hanno ovviamente molto arricchito le proposte del medesimo.
No: la vera novità, a mio parere geniale (e con risultati qualitativamente eccellenti), è che il connubio si suggella per pranzo. Anzi, solo a pranzo. Nel senso di mezzogiorno.
Insomma, ogni mezzodì Daniele Pescatore affianca i corregionali pizzaioli (già, perché da Romualdo la pizza si mangia anche di giorno, dettaglio non trascurabile) e ammannisce una serie di specialità napoletane altrimenti difficili da trovare a queste latitudini e a questo livello di bontà.
Fritto napoletano

Le ho testate con piglio volutamente non tecnico, anzi espressamente, perfino sbracatamente godereccio, e le ho trovate irresistibili: dall’antipasto di fritto napoletano, con la mozzarella in carrozza sugli scudi, alla lasagna delle feste, un piatto travolgente ripieno di ragù partenopeo che, lo ammetto, mangiato alla luce del giorno e in orario diurno conferisce a chi se lo pappa non solo grande soddisfazione, ma una sensazione opalizzante di euforia onirica, da ultimo giorno di scuola e da liberi orizzonti.

Panuozzo

Se poi si vuole approfondire, si sappia che il ragù è anche il medio gastroproporzionale tra Romualdo e Daniele: delittuoso infatti non assaggiare come minimo “’o panuozzo co’ raù”, versione più bassa e quasi croccante del classico panuozzo, che il maestro della pizza si è inventato e che è subito diventato un classico.
Luciano (magari con gli altri sodali IGP), quando vieni?


Le Follie di Romualdo

Viale Europa 4, Firenze
Tel. 055 6802482
Chiuso mercoledì

La Cricca - Friuliano 2016

Sono trascorsi due anni e mezzo dalla nascita di The Winefathers, il primo e unico portale che permette ad appassionati di tutto il mondo di diventare parenti dei migliori vignaioli artigianali italiani. Due anni e mezzo intensi, che hanno portato molti riconoscimenti alla giovane azienda friulana - premiata a Expo come una delle 25 migliori startup italiane in ambito food.
Il lavoro dietro al computer, però, cominciava a stare stretto, ed ecco che, all’inizio del 2016 nasce il progetto La Cricca.
La Cricca è la storia di un incontro, quello tra i Winefathers e l’enologo Giacomo Orlando. Un incontro casuale, o forse segnato dal destino. I Winefathers - Luca, Luca e Alessandro - entusiasti del loro progetto nel mondo del vino sono alla ricerca di una nuova idea. Giacomo Orlando, giovane enologo che lavora in una rinomata cantina friulana, sente lo stesso bisogno di realizzare qualcosa di nuovo. È  un tecnico talentuoso, ma vuole condividere con qualcuno il suo progetto.


E così i Winefathers e Giacomo - a cui si aggiunge Michelangelo, enologo appassionato di comunicazione digitale - si trovano e formano un gruppo - una cricca come la chiamano loro - per lavorare insieme e portare in tavola la loro idea di vino friulano.
Un vino che deve essere innanzitutto sostenibile, da diversi punti di vista: ambientale, sociale, culturale. Il primo aspetto è perseguito sin dal primo giorno con la cura dedicata alla selezione dell’uva e alla vinificazione seguendo il regolamento del biologico. L’attenzione alla sostenibilità sociale e culturale si concretizza invece nel lancio di un progetto fotografico per il sostegno di artisti friulani emergenti. Un vino espressione autentica del territorio quindi, e che al territorio vuole ritornare qualcosa.
Sulla base di questi valori, nascono dalla DOC Friuli Colli Orientali due bianchi prodotti in edizione limitata ovvero un Friulano e un Pinot Bianco tutti e due 2016.

Foto: Angelo Peretti

Qualche giorno fa, grazie alla campionatura gentilmente offerta dai ragazzi de La Cricca, ho potuto degustare il Friuliano 2016 (100% friulano) dal panorama olfattivo definito e senza fronzoli: mandorla, tracce minerali, camomilla, timo e tanto respiro marino. Al sorso vincono la freschezza e la sapidità che, senza soluzione di continuità, segnano una traccia saporita e vitale sostenendo la chiusura minerale e delicatamente ammandorlata di questo Friulano dalla personalità non troppo complicata ma nettamente territoriale. 

Degustato assieme ad un piatto di fettuccine con tonno fresco e capperi ha fatto la sua bella figura!

Croci - Gutturnio DOC Frizzante "Colli Piacentini" 2013 è il Vino della settimana di Garantito IGP

Di Luciano Pignataro

Siamo in una trattoria tipica romana e sulle animelle, la pajata,l’amatriciana non abbiamo dubbi. 

Foto: Vinissimus
Tra vini gastrochic e tante verità puntiamo il dito su questo rosso frizzante semplice e dissetante, lo esigiamo in un bicchiere senza calice e ne godiamo a profusione sin al fondo della bottiglia

www.vinicroci.com

'A Vita - Calabria Rosato Gaglioppo IGP 2015 per Garantito IGP

Di Luciano Pignataro


Adoriamo il Gaglioppo per questa sua immediata riconoscibilità, comprensibile anche a chi non ha mai studiato vino. Ma stavolta scegliamo una versione rosata di cui si parla poco e che a noi invece è sempre piaciuta molto. Becchiamo la bottiglia da 28 Posti a Milano, una carta coerentemente estrema ma ricca di spunti, tra cui, appunto, questa bottiglia di uno dei Cirò Boys che hanno contribuito negli anni scorsi a rilanciare la simpatia e l’interesse verso un vino dal grande, grandissimo passato, ma in chiara difficoltà di immagine.
Cote de Franze, Calabretta, Arcuri: ecco i nomi di una linea che ci porta nel mondo del rosato senza lasciarci insoddisfatti, non una cosa a metà tra bianco e rosso come purtroppo spesso accade (fresco come un bianco, sembra un rosso scolorito) ma con una precisa linea identitaria.


Anche in questo caso il bicchiere di Francesco mantiene queste caratteristiche: al naso sentori di frutti di bosco, fragoline, ma anche note balsamiche e rimandi minerali fumé molto interessanti. Al palato il rosato è freschissimo, piacevole, riprende alcuni temi olfattivi senza amplificarli e chiude in maniera precisa, amara, che invoglia alla beva. Una bottiglia da bere a tutto pasto, come in effetti è stato fatto sulla cucina concettuale e strabiliante, moderna e antica, di Marco Ambrosino.

Alle spalle di questo risultato c’è tanta buona agricoltura, certificata biologica su sei ettari sparsi a Cirò Marina tra il mare e le prime colline. Il rosato, neanche tremila bottiglie, nasce dalla vigna Fego a ridosso del mare su suolo argilloso e calcareo ed è attenuto dalla fermentazione spontanea dopo una macerazione di circa 12 ore, a seguire l’affinamento in acciaio. Una bottiglia da non bere subito ma da conservare anche un paio d’anni per dar modo al vino di assestarsi e trovare il giusto equilibrio.
Davvero un gran bel bere.

‘A Vita, sede a Curò Marina, StradaStatale 106, km 279,8. www.avitavini.it Tel. 329.0732474. Ettari: sei di proprietà, bottiglia prodotte 15mila.

Il Lambrusco vince la sfida nelle vendite nella GDO


Crescono le vendite di vino sugli scaffali e lo fanno grazie ai vini autoctoni regionali e ancora grazie alla spinta degli spumanti che non sembra essersi esaurita. È quanto emerge dalle prime anticipazioni dell’annuale ricerca condotta da Iri-Infoscan sulle vendite di vino in supermercati e ipermercati che sarà poi presentata nei dettagli nel corso del prossimo Vinitaly (a Verona dal 15 al 18 aprile). Nel corso del 2017 nella Gdo italiana (compreso anche il canale dei disconut) sono stati venduti vini per 648 milioni di litri per un valore sempre più vicino ai due miliardi (con 1.849 milioni). Per quanto riguarda il vino confezionato le vendite sono calate dello 0,2% in volume ma sono cresciute dell’1,9% in valore grazie a un significativo incremento del prezzo medio del 2,2% (giunto a quota 2,85 euro al litro). Performance che sono state migliori per i vini Doc e Docg che infatti hanno registrato una crescita del 2% in volume, del 4% in valore e del 2% nel prezzo medio (che per i vini a denominazione tocca i 4,54 euro al litro).
Tra gli altri formati cala il vino in brik (-0,6% in volume e -0,7% in valore).



Per quanto riguarda le tipologie continua il momento non brillante dei vini rossi (calati dell’1,3% in volume, ma cresciuti dell’1,5% in valore grazie a un incremento del prezzo medio del 2,8%). Meglio va per i vini bianchi cresciuti dello 0,9% in volume, del 3% in valore grazie al +2,1% registrato nei prezzi medi.

Non si ferma l’onda lunga degli spumanti che in questi anni hanno letteralmente trainato le performance del vino italiano all’estero e continuano a farlo anche in Italia. Le loro vendite nella Gdo sono aumentate infatti del 4,9% in volume, del 6,7% in valore nonostante la quasi stabilità dei prezzi (+1,7%).

Tra le singole denominazioni regionali italiane il vino più venduto sugli scaffali della grande distribuzione organizzata continua a essere il Lambrusco venduto anche nel 2017 in 13,12 milioni di litri (-0,1% in volume ma + 2,9% in valore). Al secondo posto a pochissima distanza il Chianti che con 13,10 milioni di litri che ha riportato una crescita in volume dell’8,5% ma con una sostanziale stabilità dei valori (-0,4%). Al terzo posto il Montepulciano d’Abruzzo con 8,4 milioni di litri (-3% in quantità e +0,7% in valore). Primo vino bianco lo Chardonnay (7,8 milioni di litri, -5% in quantità e – 0,8% in valore).

Ma al di là dei numeri assoluti vanno poi ricordate invece le denominazioni e tipologie di vino che sugli scaffali della grande distribuzione hanno fatto registrare le migliori perfomance. E tra queste vanno annoverate il siciliano Grillo (aumentato del 22,8% in quantità e del 21,2% in valore). Seguito da un altro vino del Sud, il Primitivo le cui vendite sono aumentate del 20,5% in volume e del 23,5% nel giro d’affari. Una vera e propria new entry al terzo posto tra le etichette più performanti con l’Ortrugo dell’Emilia Romagna che ha messo a segno un +18,8% in quantità e un +16,2% in valore. 

A seguire tra le denominazioni con le migliori performance nel 2017 la Ribolla del Friuli, il Veneto Ripasso della Valpolicella, il Cortese del Piemonte, la Passerina marchigiana e il Chianti classico.


«Se la quantità di vino acquistato nella Grande Distribuzione è stabile da anni, i consumatori mostrano di apprezzare le novità, accogliendo favorevolmente le proposte delle cantine – ha commentato il spiega il Business Insight Director di Iri e coordinatore della ricerca, Virgilio Romano –. I vini a denominazione d’origine vendono 5,5 milioni di litri in più nel 2017, così come crescono bollicine e vini bianchi, inoltre aumentano le tipologie regionali che si fanno apprezzare ogni anno per i tassi di crescita. I vini emergenti si fanno apprezzare per posizionamenti di prezzo non bassi (oltre la metà superiore a 4 euro) e questo è un aspetto positivo perché dimostra la disponibilità del consumatore a premiare novità e valore».

«La grande distribuzione organizzata si mantiene un canale di vendita molto importante per il mercato italiano –ha aggiunto il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – capace di far emergere nuovi vini e territori e di assecondare nel tempo la richiesta di prodotti di maggiore qualità anche per il consumo quotidiano. Un’evoluzione che Vinitaly sta seguendo negli anni diventando il luogo di analisi e confronto tra gdo e settore enologico e soprattutto proponendo alle cantine espositrici incontri B2B con i buyer delle insegne della distribuzione organizzata. Con l’International Packaging Competition Vinitaly da oltre venti anni promuove la cultura del comunicare con efficacia attraverso l’etichetta e la confezione il valore del prodotto».

                            Articolo di Giorgio dell'Orefice - Fonte Il Sole24Ore

V.A.N. - Vignaioli Artigiani Naturali ROMA 2018 Sabato 17 e Domenica 18 MARZO 2018



Il 17 e 18 Marzo alla Città dell’Altra Economia torna la Fiera in Italia che propone il top della produzione vinicola italiana dei vignaioli artigiani uniti dalla passione per il vino naturale: V.A.N. Vignaioli Artigiani Naturali.

Dal Lazio alla Sardegna, Sicilia, Piemonte, Toscana e Calabria aumenta il numero di vignaioli che riconferma la propria partecipazione e si aggiunge ex-novo alla due giorni romana, produttori che scelgono di percorrere la strada del vino naturale e di proporlo in un contesto attento alle loro scelte e sensibile alle “storie” del vino e dei vignaioli.

Due giorni per degustare con calma prodotti genuini ottenuti da uve raccolte manualmente, da agricoltura biologica o biodinamica. Un vino caratteristico, ottenuto unicamente da fermentazioni spontanee (senza lieviti o batteri aggiunti), e senza aggiunte di additivi o coadiuvanti enologici in vinificazione, maturazione e affinamento. 

IL 17 e 18 marzo sarà quindi possibile degustare i vini ininterrottamente nelle postazioni dei vignaioli che impreziosiscono i propri prodotti di curiosità artigiane; e ad accompagnare i vini anche profumati formaggi e peperoncini abruzzesi, sfiziosi prodotti dalle farine biologiche sapientemente macinate a pietra, e altri prodotti della cucina tradizionale del centro Italia. 

V.A.N. Vignaioli Artigiani Naturali, lo ricordiamo, non è solo degustazione: i vini si possono acquistare eccezionalmente e direttamente dal produttore, entrando in contatto con le storie e l’umanità che fanno del vino naturale un incontro di vite e sapienza artigiana e contadina.
Un vino sincero dalle radici ai frutti per il palato e per il cuore, forte testimone delle variegate tradizioni vinicole italiane e di un mercato possibile in espansione.

ABRUZZO
- Colle S. Massimo
- Az. Agr. Caprera

CALABRIA
- Cantina Lucà Santini
- Az. Agr. Biagio Diana
- Az. Agr. Giuseppe Calabrese
- Az. Agr. Tenuta del Conte

CAMPANIA
- Az. Agr. Casa di Baal
- Salvatore Magnoni - Prima la Terra

EMILIA ROMAGNA
- Az. Agr. Maria Bortolotti
- Az. Agr. Susanna Diamanti

LAZIO
- Il Vinco
- Cantina Ribelà
- Podere Orto
- Az. Agricola Marco Colicchi
- Az. Agr. Piero Riccardi - Lorella Reale
- Az. Agr. Maria Ernesta Berucci

LIGURIA
- Az. Agr. Rosmarinus

LOMBARDIA
- Az. Agr. Castello di Stefanago
- Az. Agr. Antonio Ligabue
- Tenuta Belvedere

MARCHE
- Ca' Sciampagne
- Fontorfio

MOLISE
- Az. Agr. Vinica

PIEMONTE
- Daniele Saccoletto
- Az. Agr. Vinicea
- Cascina Bricco Ottavio

SARDEGNA
- Cantina Francesco Cadinu

SICILIA
- Bruno Ferrara Sardo
- EnoTrio
- Az. Agr. Gueli Calogero

TOSCANA
- Coop Agr. La Ginestra
- Az. Agr. Il Casale Giglioli
- Az. Agr. Busattina
- Podere Anima Mundi
- Az. Agr. Fattoria S. Vito
- Poggio di Cicignano

UMBRIA
- La Casa dei Cini
- Raina
- Az. Agr. Preggio - Elena Vezzoli
- Az. Agr. Mani di Luna

SLOVENIA
- Az. Agr. Cotar

- Calice Bio Distribuzione
- Gregorio Rotolo formaggi (Abruzzo)
- Paolo Lu Cavaliere - Olio evo, peperoncini (Abruzzo)
- Associazione Agricola sociale, Farine ORTO (Lazio)

L’evento è organizzato da V.A.N. - Vignaioli Artigiani Naturali
e Città dell’Altra Economia, con la partecipazione di Coop. Oltre Onlus.

PROGRAMMA
Sabato dalle 11 alle 20
Degustazione e vendita diretta di vini naturali e prodotti dell’agricoltura biologica

Domenica dalle 10 alle 19
Degustazione e vendita diretta di vini naturali e prodotti dell’agricoltura biologica

Ingresso 10 + bicchiere 2


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Vignaioli Artigiani Naturali – Fiera Marzo 2018